Roma Il problema ong esiste e va affrontato. Anche se sui legami tra certe organizzazioni non governative e i trafficanti di esseri umani non ci sono prove utilizzabili in Tribunale perché servono strumenti al momento non disponibili a chi indaga. Davanti alla Commissione Difesa del Senato, il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro conferma tutte le dichiarazioni da giorni al centro di accese discussioni politiche. E chiede aiuto («uno sforzo investigativo per l'interesse nazionale»), sollecitando la politica e anche il Csm, per poter dimostrare quello che dice. A tutela degli stessi migranti, dice, azzardando anche una valutazione personale, dagli inevitabili risvolti politici: «L'Italia non è in grado di ospitare tutti i migranti».
Il procuratore premette che il focus della sua azione «non sono le ong bensì i trafficanti», che hanno cambiato volto, sono ormai «occasionali», talvolta scelti tra gli stessi profughi, e vanno individuati per contrastare le organizzazioni criminali che fanno business sui disperati. Da settembre-ottobre 2016 si è registrata una forte presenza di navi delle ong in acque territoriali più avanzate. Poi sono arrivate le prime notizie su contatti e comunicazioni, via radio o web, tra soggetti a bordo delle navi ed altri sulla terra ferma in Libia. Informazioni che non arrivano dagli 007, ma da Frontex e dalla Marina militare. Ma chi c'è dietro queste ong? Chi le finanzia, visto che hanno a disposizione ingenti mezzi? Saperlo sarebbe utile, sostiene Zuccaro, poiché «il profilo di alcune di queste non collima esattamente con quello di filantropi». Non è intenzione del magistrato fare di tutta l'erba un fascio: «È chiaro che Medici senza Frontiere o Save the Children, ad esempio, non devono dimostrare niente a nessuno, ma non tutte le ong sono sullo stesso piano». Ci sono navi, infatti, che espongono bandiere di paesi non disposti a collaborare - per questo Zuccaro vorrebbe che le imbarcazioni fossero obbligate a battere bandiera dello stato in cui hanno sede le ong, non di quello dove sono state varate o acquistate - e quelle che rifiutano di chiarire i propri canali di finanziamento. Davanti a certe situazioni, come per esempio quando ci si trova di fronte ad ong private, come la maltese Moas, dotate di droni e strumentazioni all'avanguardia, è doveroso porsi delle domande. Purtroppo, però, da solo, il magistrato non è in grado di trovare risposte ad un problema tanto complesso, che fa girare quantità di denaro impressionati e quindi molto appetibile per le organizzazioni mafiose. Per questo Zuccaro sarà ascoltato in commissione Antimafia il prossimo 9 maggio.
Il procuratore denuncia tra l'altro di non riuscire ad intercettare i satellitari e segnala che quando i soccorsi vengono effettuati da navi militari questi telefoni vengono gettati in mare dagli scafisti, quando invece ad accostare sono navi private vengono recuperati e riutilizzati. Mentre, secondo il magistrato, «poter intercettare le comunicazioni satellitari che partono dalle navi che chiedono soccorso o da imbarcazioni sospette che le accompagnano sarebbe estremamente importante».
Uno dei problemi principali è l'assenza di ufficiali di polizia giudiziaria a bordo, che potrebbero fare rilievi non consentiti al personale delle ong, e il fatto che talvolta le navi umanitarie staccano il trasponder per non far rilevare la loro presenza. Quando questo accade e la Guardia costiera lo segnala, servirebbero aerei che si alzino in volo per seguire la rotta delle barche e verificare se entrano in acque libiche.
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