Scafista ospite della Caritas Arrestato e subito scarcerato

Valentina RaffaLa polizia lo arresta come scafista. Il gip lo scarcera. E così un 27enne del Mali, giunto in Italia nel 2011 e residente fino alla fine del 2012 in una struttura Caritas del Trevigiano, una volta libero ha fatto perdere le sue tracce. Era stato arrestato dalla Mobile di Treviso una settimana fa e gli investigatori avevano raccolto prove sul fatto che facesse da tramite tra gli immigrati appena sbarcati e i loro parenti. Secondo gli investigatori il maliano, ottenuto il permesso di soggiorno triennale per protezione sussidiaria, continuava il suo «mestiere» di timoniere. A marzo ne ha guidato uno con 300 immigrati, giunti a Lampedusa. Il gip ha ritenuto «non sufficiente» il materiale inviato al tribunale di Treviso dalla Dda di Palermo che aveva disposto il fermo. E ha scarcerato il maliano. «È la conferma, se ancora ce ne fosse bisogno, del fallimento totale del sistema di accoglienza predisposto da questo Governo, che riempie alberghi, caserme, appartamenti, di fantasmi senza nome né storia. Un governo che impiega anche 18 mesi per identificare gli immigrati, senza riuscire a distinguere chi ha diritto e chi no all'accoglienza». Tuona così il governatore del Veneto, Luca Zaia. «Servono leggi chiare, semplici, che consentano ai magistrati inquirenti di agire in fretta, senza incertezze né interpretazioni contro chi approfitta dell'ospitalità per altri obiettivi». Ciò consentirebbe di accogliere chi ne ha diritto e di spedire a casa chi non ha i requisiti, senza dare possibilità di dileguarsi. «Non va più tollerata alcuna discrezionalità che spalanchi le porte a chi non ha altro scopo se non finire nelle file del lavoro illegale, della criminalità o, peggio, fra chi progetta atti terroristici», dice Zaia. Questo non è l'unico caso in cui un soggetto ritenuto vicino ai trafficanti di vite umane o alla causa jihadista sia lasciato libero poco dopo l'arresto. Basti ricordare la ricercatrice di Bengasi Khadgia Shabbi, residente a Palermo, arrestata dalla Digos per istigazione a commettere reati di terrorismo aggravata dalla transnazionalità e liberata tre giorni dopo dal gip che ha disposto l'obbligo di dimora. L'inchiesta si allarga ai contatti della Shabbi. La polizia ha acquisito pc, cellulari e materiale informatico a casa di un marocchino, un tunisino, due libici e una borsista palestinese dell'Ateneo di Palermo. E sarebbero scattati gli avvisi di garanzia. Quanto sequestrato sarebbe di pertinenza della Shabbi con cui i cinque pare condividessero idee pro Isis. In Italia allerta massima per il possibile ingresso di terroristi. E così, a pochi giorni dall'intervento della Digos all'aeroporto di Genova, terminato con l'arresto di due sedicenti siriani sorpresi con documenti falsi e foto di armi sul cellulare, ecco un nuovo blitz al porto ligure. A finire in manette tre libici a bordo di tre suv con documentazione falsa. Sul cellulare avevano foto con riferimenti legati a simboli del terrorismo islamico, di uomini con kalashnikov, bambini armati, ecc. Sono stati fermati per riciclaggio legato alle vetture aggravato dalla finalità terroristica, ma si indaga per qualcosa di più pericoloso. Uno ha residenza svedese, l'altro cittadinanza belga e il terzo è libico domiciliato in Belgio, con regolare permesso di soggiorno. Giovedì è previsto l'interrogatorio di garanzia contestuale alla convalida del fermo. «Il porto rischia di diventare crocevia di soggetti legati al terrorismo internazionale dice il procuratore capo di Genova, Francesco Cozzi - ma queste persone devono capire che non possono girare indisturbate». Indisturbato, invece, ha agito un nigeriano richiedente asilo, ospite in un hotel del Casertano. Ha molestato più volte una psicologa della struttura, ha tentato di violentarla arrivando a palpeggiarla.

È finito in carcere per violenza sessuale su ordine del gip del tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), che ha accolto l'esito delle indagini dei carabinieri. Con lui è indagato un altro straniero con cui ha rapinato un operatore della coop che gestisce la struttura.

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