Cessate il fuoco, fase due. L'accordo per la creazione di quattro «zone di riduzione della tensione» in Siria, firmato ieri ad Astana dai tre garanti della fragile tregua in corso: Russia, Turchia e Iran, è entrato in vigore dalla mezzanotte di oggi. Lo ha annunciato il ministero della Difesa russo.
Intanto, le forze di Mosca dispiegate in Siria hanno cessato tutte le attività di combattimento in queste aree già dal primo maggio, ha informato il capo delle operazioni dello stato maggiore russo, Sergey Rudskoi.
Dopo il ritiro dalle «zone cuscinetto», le truppe siriane e russe si concentreranno «sull'offensiva a est di Palmira, sullo sblocco della città di Deir Ez-Zor circondata da tre anni dai ribelli, sulla liberazione dei territori Nordorientali della provincia di Aleppo», ha affermato il generale.
Mosca vigilerà sul rispetto dell'intesa e non esiterà a rispondere in caso di violazioni: secondo il capo aggiunto delle operazioni dello stato maggiore russo, Sergey Gadzhimagomedov, in caso di violazioni saranno condotte «indagini esaustive per decidere quali misure intraprendere contro i responsabili, che non escluderanno l'uso delle armi».
Sebbene le frontiere esatte delle quattro zone siano ancora poco definite, i Paesi garanti hanno concordato di crearne nella provincia di Idlib, a Nord di Homs, nel Goutha Orientale e nel Sud del Paese.
L'area più grande, secondo Rudskoi, sarà «in tutta la provincia di Idlib e parte delle province di frontiera: il nordest di Latakia, l'ovest di Aleppo e il Nord di Hama, con una popolazione di oltre un milione di persone».
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