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Scelta obbligata ma quanti rimpianti

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Tutta colpa, o quasi, del Dieselgate innescato dal Gruppo Volkswagen. Da quando è deflagrato lo scandalo delle centraline truccate, che ha minato la fiducia dei consumatori verso il settore e i suoi messaggi rassicuranti sul tema delle emissioni, il diesel ha praticamente finito di vivere. Se un big del calibro di Volkswagen racconta balle, cosa ci si può aspettare dagli altri? È la domanda che in tanti si sono posti, facendo di tutta l'erba un fascio e senza prendere in considerazione anche l'altra faccia della medaglia. Una condanna a morte, quella al diesel, decretata rapidamente e senza prendere sul serio i progressi compiuti dalle Case nell'abbattimento delle emissioni: negli ultimi 20 anni -92% per gli ossidi di azoto (NOx) e -97% per le polveri sottili (Pm10). E senza considerare il ruolo importante del diesel nella lotta all'innalzamento delle emissioni di anidride carbonica nell'atmosfera: il volume delle vendite di veicoli ad alimentazione alternativa non è infatti sufficiente a compensare la crescita della CO2 causata dalla contrazione (in Germania, Francia, Regno Unito e Spagna) del mercato diesel e dell'aumento di quello a benzina. E così si è arrivati, in Italia, a vietare la circolazione nei centri storici anche ai veicoli Euro6 diesel di ultima generazione, una decisione presa per partito preso allo scopo di assecondare la campagna di criminalizzazione contro questa motorizzazione che ha assunto ormai dimensioni mondiali. Le Case costruttrici, tra cui - come scrive il Financial Times, ci sarebbe ora anche Fca - hanno capito che il problema non troverà una soluzione. E, quindi, sono corse ai ripari, annunciando che dal prossimo decennio abbandoneranno il diesel, per orientarsi soprattutto sui motori elettrificati.

Volvo ha comunicato che non svilupperà più motori diesel per i quali vede la «sepoltura» nel 2023; Toyota, dall'1 gennaio, non vende più in Italia, primo Paese in Europa, veicoli a gasolio, eccetto quelli commerciali; Porsche ha depennato dai listini le varie versioni diesel, mentre la Casa madre Volkswagen, in attesa di decidere sul tema, punta 22,8 miliardi sullo sviluppo della mobilità elettrica. Ma anche Paesi come la Francia (entro il 2040) e l'Olanda (nel 2035) hanno già previsto la messa al bando di questi motori. É l'inizio ufficiale (e assai forzato) di una nuova era.

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