Non è la prima volta. E come sempre sceglie parole affilate. Marina Berlusconi difende il papà con un'arringa su tutta la linea. Prima sono arrivate le parole apocalittiche di Alessandro Di Battista, poi c'è stata la sentenza di Palermo, con la condanna di Marcello Dell'Utri, intermediario fra i boss di Cosa Nostra e il Cavaliere appena approdato a Palazzo Chigi. C'è di nuovo nel Paese un clima torbido, quello che ha intossicato l'Italia per tanti anni e allora, alla fine dell'assemblea Mondadori, Marina risponde a questa nuova deriva antiberlusconiana.
In particolare, si concentra sul verdetto con cui sono stati condannati mafiosi e uomini delle istituzioni che avrebbero brigato per attenuare il rigore nella lotta al crimine organizzato. «La sentenza della corte d'Assise di Palermo - spiega la presidente di Fininvest e Mondadori - è davvero priva di fondamento. L'Italia non merita di vedere la propria storia riscritta da sentenze come quella».
Un giudizio pesante, ma Marina va oltre, schierandosi a fianco del papà che non ha mai abbandonato, nemmeno nei momenti più bui: «La sentenza e anche il modo in cui è stata usata per andare contro mio padre, con la giustizia non hanno niente a che vedere perché la giustizia dovrebbe guardare ai fatti e basarsi sui fatti».
Insomma, le motivazioni del verdetto non sono ancora note, ma Marina non ha bisogno di leggerle per rivendicare con orgoglio la storia della propria famiglia e dell'esperienza politica iniziata nel 1994. Altri, più sensibili alle ragioni diplomatiche, hanno usato nel passato toni più sottili e sfumati, Marina no, parla con il cuore in mano, senza fare calcoli. E non si è mai piegata alla lettura dietrologica delle vicende tricolori, a quell'Italia in formato giudiziario con cui conviviamo ormai da un quarto di secolo. «I fatti li conosciamo - insiste lei - in questi processo non è stato presentato lo straccio di una prova». Sappiamo che la sentenza, peraltro di primo grado, contraddice altri verdetti che, in procedimenti paralleli, sono giunti a conclusioni opposte. Come la mettiamo? «Il governo Berlusconi - spiega Marina - ha fatto tantissimo nella lotta contro la mafia e l'allora procuratore antimafia Pietro Grasso aveva detto che sarebbe stato giusto dare un premio ai risultati raggiunti dal governo Berlusconi nella lotta contro la mafia». Ora, dal riconoscimento passiamo direttamente alla condanna per interposta persona. Dettaglio non trascurabile, la sentenza Dell'Utri, scolpita dalla Cassazione, assolve l'ex senatore per i fatti successivi al '92, dunque esattamente lo stesso periodo per cui ora arriva la condanna. «Questi sono i fatti - aggiunge Marina - ma vengono cancellati dalle strumentalizzazioni e dalle mistificazioni nel più assoluto disprezzo della verità».
Marina non si tira indietro. E non dimentica nulla. Del resto Silvio in un'intervista l'aveva raccontato: «Mia figlia ha sostituito mia madre». Sempre vicina, sempre pronta a intervenire quando è necessario. Così, la primogenita attacca Di Battista che aveva definito il Cavaliere «il male assoluto». «Mio padre - è la replica - si è conquistato un posto nei libri di storia, del signor Di Battista non credo che su questi libri troveremo grandi tracce». Certo, Silvio non è stato tenero con quella battuta sui grillini che «assumerebbe solo per pulire i cessi». Lei non si scompone nemmeno questa volta: «Cosa volete che si risponda a chi dice di non volersi nemmeno sedere a un tavolo con te, dimostrando un assoluto disprezzo della democrazia?» Non solo.
Marina interviene anche sul fermo di Vincent Bollorè, il grande avversario che ha tentato la scalata al gruppo: «Anche nella vicenda Tim ha usato la delicatezza e la compostezza di un Attila, solo che Attila un impero enorme era riuscito a crearlo».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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