Tempi duri per l'economia. E per l'irresponsabile Renzi. Sembrano proprio tempi duri se Citic Securities, la più grande banca d'affari cinese, che a settembre ha visto il suo presidente e due altri dirigenti otto indagine, e che ha «barato» sul valore del suo portafoglio derivati per 166 miliardi di dollari, venerdì scorso ha portato la borsa di Shangai a chiudere con un -5,5%. È il segno dei cattivi tempi. Cina e Giappone rallentano. Stesso andamento registrano i Brics (Brasile, Russia, India, la stessa Cina e Sud Africa), che rappresentano il 35-40% dell'economia mondiale. A novembre 2016 ci saranno le elezioni presidenziali negli Stati Uniti. Ed è difficile pensare che la fase espansiva del ciclo economico americano vada oltre il momento elettorale. La Fed comincerà ad alzare i tassi di interesse già a partire da quest'anno, probabilmente il prossimo mese di dicembre. Come se non bastasse questo quadro assolutamente oscuro e per niente incoraggiante Renzi persevera nel suo vizietto di comprarsi consenso in deficit.Prima del 13 novembre lo ha fatto scientemente, dopo i nefasti eventi di 16 giorni fa ha irresponsabilmente continuato. Il rischio è di trovarci fra un anno di nuovo con la recessione e i mercati in fibrillazione, pieni di debiti e con i conti pubblici disastrati. In questi giorni il governo sta riscrivendo in Parlamento la legge di Stabilità. Ma non per correggerla in meglio bensì facendo nuovo deficit inserendo nuove mance per comprarsi il consenso, o salvando banche che interessano solo a lui.Un nuovo sprofondamento della congiuntura (Double dip, come lo chiamano gli economisti) significa non solo che peggiora il Pil, ma che aumenterà anche la disoccupazione, aumenteranno le spese per cassa integrazione e ammortizzatori sociali, peggioreranno ancor di più la produttività e la competitività, il debito pubblico continuerà ad aumentare, saranno necessarie nuove misure restrittive e l'Italia finirà nuovamente nel circolo vizioso fatto di aumento delle tasse, riduzione dei consumi, stagnazione e deflazione, che abbiamo già vissuto e ci auguravamo non tornasse. Probabilmente questo scenario così negativo non si ripeterebbe, se avessimo un governo responsabile. Perché basare una legge di Stabilità su ipotesi di crescita che non si realizzeranno e impostare tutta sul deficit la politica economica di un paese come l'Italia, che in ipotesi di crisi trascina con sé gli altri paesi dell'Eurozona, è da irresponsabili, e va in direzione diametralmente opposta a quella che sarebbe opportuna nelle condizioni attuali. Una legge di Stabilità colpevolmente fuori fase che inevitabilmente riceverà la bocciatura dei mercati e, in primavera, dell'Europa. Ma di tutto questo il presidente del Consiglio non si cura. Lui vive nella sua bolla malata di consenso e mediatica e continua la sua narrazione, senza adeguare il brogliaccio ai tempi che corrono. Così risponde all'emergenza terrorismo dando 80 euro, non coperti, alle forze dell'ordine che stanno per strada (sic!) e 500 euro, anch'essi non coperti, ai diciottenni. Senza dire che quei 500 euro i diciottenni li pagheranno con interessi da usura appena diventeranno un po' più grandi, così come già i loro genitori stanno pagando le misure clientelari degli ultimi quasi due anni di questo governo. Renzi e il suo complice Padoan stanno approfittando ancora una volta di quanto accaduto a Parigi lo scorso 13 novembre e delle maggiori risorse che l'Unione europea metterà, forse, a disposizione per far fronte al terrorismo. Non è serio cercare di trarre vantaggio anche da eventi tragici. Ma l'errore è anche all'origine. Ed è la mancanza in Europa di un'idea di reazione e lotta comune al terrorismo. Come si è trovata impreparata alla crisi economica che dopo il crollo di Lehman Brothers nel 2008 ha travolto l'Europa e come si è trovata impreparata all'ondata di flussi migratori verso il Vecchio Continente dell'ultimo anno, l'Ue si sta dimostrando incapace di prendere decisioni. Si è parlato tante volte di mettere in comune il debito dei paesi dell'Eurozona come fece negli Stati Uniti il primo segretario al Tesoro, Alexander Hamilton nel 1789. Si è parlato tante volte di emettere bond europei, cosiddetti project bond, finalizzati a obiettivi ben definiti, per esempio alle infrastrutture per stimolare la crescita. Piuttosto che concedere maggior deficit ai singoli Stati per spese di sicurezza, col rischio che i governi li usino poi per altri fini, come fa Renzi per comprarsi il voto dei diciottenni alle prossime amministrative, si emettano project bond finalizzati alla sicurezza dei Paesi e dei cittadini europei. Si mettano in comune le risorse, in questo caso parte del debito, dei Paesi dell'Eurozona per affrontare e risolvere un problema comune. Sembra incredibile, ma su questo punto ci sarebbe una convergenza di visione anche da parte della Germania, da sempre feroce nemica dei project bond. A tal punto che il vice-cancelliere e ministro dell'Economia tedesco, Sigmar Gabriel, ha stilato un documento comune con il suo omologo francese, Emmanuel Macron. E magari questo diventa il punto di partenza non solo per rispondere al terrorismo, ma anche all'emergenza economica. Un modello da adottare in prima battuta per finanziare le spese relative alla sicurezza, ma da replicare poi all'economia: per costruire nuove infrastrutture, migliorare i piani di approvvigionamento energetico, dare impulso agli investimenti in ricerca e sviluppo, innovazione, capitale umano. Chi ha una rete ha un tesoro. Come le reti infrastrutturali sono state i catalizzatori della nascita e dell'affermazione degli Stati nazionali nell'800, così le reti europee dovranno essere i catalizzatori della nuova Europa. Renzi esca dall'orizzonte piccolo e corto di palazzo Chigi e del suo giglio magico, e della conservazione del potere con atteggiamenti irresponsabili, degni di miglior causa. Aderisca alla proposta Macron-Gabriel di mutualizzazione del debito europeo con scopi ben definiti, e di emissione di project bond. Si faccia promotore, insieme a loro, di un vero cambiamento in Europa. Oggi serve come non mai.
Se non vogliamo far saltare i conti pubblici e, con essi, le nostre città. Renzi basta con le mance, basta con i tweet, basta con l'ossessiva rincorsa al consenso. Da un presidente del Consiglio gli italiani vogliono e si aspettano altro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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