La storia, anticipata ieri dal Quotidiano nazionale , ha un primo tempo, come dire, regolare, fra il 2009 e il 2010 quando l'africano sconta la sua condanna per furto e resistenza. L'ingresso dietro le sbarre avviene il 10 giugno del 2009, l'uscita è cerchiata sul calendario alla data de 1 marzo 2010. Tutto secondo routine. Il problema è che lo stesso meccanismo si rimette in moto nell'aprile 2013. Il pm Gatto emette un nuovo ordine di carcerazione e dispone l'arresto del marocchino che scatta inesorabile il 14 novembre 2013. Lui protesta, scrive lettere all'ufficio matricola del penitenziario, cerca di sollecitare un intervento delle autorità, ma va a sbattere contro un muro. Gli rispondono che tutti i carcerati dicono di dover uscire. Dunque, non lo prendono sul serio, anche se l'errore c'è. È clamoroso. E solo una difesa svogliata e superficiale, per non dire altro, non si è accorta di nulla e ha taciuto.
Così il ladruncolo si ritrova a contare i mesi e le settimane. Finché a Biella, dove Cheraouaqui viene spostato, capiscono che qualcosa non quadra. E il 6 giugno dalla casa circondariale piemontese parte una nota diretta all'Ufficio esecuzione. Il linguaggio è tecnico ma il tono, al di là delle formule burocratiche, è allarmato: «A parere di questo ufficio, nonostante alcune discrepanze presenti nell'ordine di esecuzione, verosimilmente il titolo attualmente in esecuzione parrebbe essere riconducibile alla suddetta carcerazione». Forse c'è stato un errore di trascrizione, una lettera sbagliata nel riportare il cognome irto di vocali e consonanti, ma lo scivolone ha provocato un piccolo disastro.
Gatto capisce e corre ai ripari: «Accertato che il condannato ha effettivamente espiato la pena dal 10 giugno 2009 al 1 marzo 2010», si dispone l'immediata scarcerazione. Con quel singolare nota bene in cui si tenta una spericolata operazione di aritmetica giudiziaria. Ora Piazza ha presentato un'istanza di riparazione per i 208 giorni di ingiusta detenzione. Cheraouaqi riceverà con ogni probabilità un indennizzo per quel che gli è capitato.
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