Scure di Salvini sui permessi: "Asilo solo a chi ne ha diritto"

Una circolare del ministro ai prefetti chiede più rigore: l'obiettivo è ridurre la concessione di quelli umanitari

Scure di Salvini sui permessi: "Asilo solo a chi ne ha diritto"

Se arrivare in Italia è stato reso molto più arduo dalla chiusura dei nostri porti alle organizzazioni non governative, adesso per i migranti diventa più difficile anche rimanerci. La nuova svolta arriva da una circolare inviata da Matteo Salvini a prefetti, questori, alla commissione incaricata di decidere sul diritto d'asilo e ad altre istituzioni che hanno responsabilità in teme di immigrazione in cui il ministro dell'Interno chiede una velocizzazione nell'esame delle istanze e un giro di vite sulla concessione del permesso di soggiorno per motivi umanitari.

La legge prevede tre tipi di protezione per gli stranieri in fuga: l'asilo politico, che spetta a chi dimostra il pericolo di subire nel proprio paese una persecuzione personale ai sensi della Convenzione di Ginevra, il permesso di soggiorno per protezione sussidiaria che viene accordato a chi non possiede i requisiti per ottenere lo status di rifugiato ma dimostri il rischio di subire un danno grave se tornasse nel suo paese di origine, e poi, appunto, il permesso di soggiorno per protezione umanitaria. Che a differenza dei primi due, della durata di 5 anni, è solitamente accordato per 2 (ma è rinnovabile).

Quest'ultimo - scrive il Viminale - «è stato concesso in una varia gamma di situazioni collegate, a titolo esemplificativo, allo stato di salute, alla maternità, alla minore età, al tragico vissuto personale, alla permanenza prolungata in Libia, per arrivare a essere uno strumento premiale dell'integrazione. Tale prassi ha comportato la concessione di un titolo di soggiorno a un gran numero di persone che non ne avevano diritto al momento dell'ingresso nel nostro Paese con consequenziali problematiche sociali e di sicurezza». A tal proposito la circolare richiama l'attenzione «sulla necessaria rigorosità dell'esame delle circostanze di vulnerabilità degne di tutela», che «non possono essere riconducibili a mere e generiche condizioni di difficoltà» ma devono essere sostenute (come riporta una sentenza della Cassazione citata nella circolare) da «seri motivi». E li definisce tali quando si presentano «condizioni di partenza di privazione o violazione dei diritti umani nel Paese di origine». Insomma non è sufficiente «la mera constatazione di criticità benché evidenti e circostanziate».

Salvini ha poi spiegato quello che, secondo lui, è il senso dell'iniziativa: «Vogliamo limitare un abuso che va a discapito di chi ha veramente diritto. Su 43mila domande esaminate i rifugiati sono il 7%, mentre la protezione sussidiaria raggiunge il 5. La protezione umanitaria, sulla carta, sarebbe riservata a limitati e residuali casi di persone che, pur non essendo in fuga dalle guerra, hanno necessità di una tutela. Ma rappresenta il 28% dei casi che poi arriva al 40 grazie ai ricorsi, parliamo di decine di migliaia di persone. E spesso finisce per legittimare l'immigrazione clandestina».

In un post su Facebook il vicepremier ha rivendicato il fatto che dal 1° giugno sono sbarcati in Italia 3.098 profughi, laddove l'anno scorso nello stesso periodo ne erano arrivati 24.900. Ma ha anche voluto rispondere a chi, come la Cgil, lo accusa di essere fautore di «una stretta intollerabile che elimina ogni traccia di umanità nell'azione amministrativa». «Donne incinte, bambini e rifugiati restano in Italia - ha contrattaccato Salvini -, il problema riguarda i furbetti che non possono essere messi sullo stesso piano degli altri».

Se tra questi «furbetti» rientrano anche le persone malate o traumatizzate che non provengono da paesi in guerra dovranno stabilirlo le autorità preposte, e considerato il testo della circolare non hanno di che essere ottimisti.

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