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Se non è reato dire "Salvini antisemita"

La dignità di una persona non vale neppure 800 euro. Se ti chiamano antisemita, e non lo sei, non sei stato soltanto diffamato, ma ti disegnano sulla coscienza una meschinità, un marchio infame, che non ti appartiene

Se non è reato dire "Salvini antisemita"

La dignità di una persona non vale neppure 800 euro. Se ti chiamano antisemita, e non lo sei, non sei stato soltanto diffamato, ma ti disegnano sulla coscienza una meschinità, un marchio infame, che non ti appartiene. Ti deformano. Ti cancellano. Non sei più tu. Non importa chi sei o cosa fai, ma prima di sputare una sentenza del genere dovresti avere una prova inconfutabile, una certezza pressoché assoluta. È qualcosa che va oltre l'insulto. È una condanna pubblica che si basa sul nulla. Se ti danno dell'antisemita e non lo sei chi lo fa ne paga le conseguenze. Questo non vale se chi subisce l'infamia si chiama Matteo Salvini.

La storia è questa. È il maggio 2018. Carlo De Benedetti è ospita del Festival della Tv di Dogliani, nella Langhe, in provincia di Cuneo. Lo intervista Lilli Gruber. Il discorso cade su Salvini e l'imprenditore piemontese non si limita a un giudizio politico, ma è un fiume in piena di livore e disprezzo. Non si ferma e passa il limite. «Salvini? È il peggio. Antisemita, xenofobo e antieuropeo». Non ha dubbi. Non spreca un forse. Non c'è un ragionamento. È l'invettiva di chi sa che in fondo colpire Salvini non è reato. La platea applaude.

Si va in tribunale. L'accusa è diffamazione. Gli avvocati di Salvini chiedono un risarcimento di 100mila euro. Le ingiurie arrivano da uno dei più noti editori italiani. Non è questo comunque il punto. Non sono i soldi. È che si possono dire tante cose di Salvini, ma che sia antisemita davvero no. È uno che è andato al confine con il Libano per manifestare contro Hezbollah e ha più volte denunciato il ritorno dell'odio verso gli ebrei che si respira anche in Europa. La sua politica estera è stata sempre filo israeliana. Non è possibile trovare una sola parola contro gli ebrei. Quella di De Benedetti è un'esplosione di odio, ma non è un buon alibi per non riconoscere la diffamazione. La pena oltretutto è simbolica. Il pubblico ministero chiede un risarcimento di 800 euro.

Il tribunale di Cuneo invece ieri lo ha assolto. Non c'è diffamazione. Non si conoscono ancora le motivazioni della sentenza, ma è stata presa per buona la tesi della difesa. De Benedetti non ha insultato Salvini in quanto uomo, ma come politico. Non c'è nulla di personale. È simbolico. È una critica alla sua politica. È come dire di Draghi che è un anti atlantista, solo che l'infamia è comunque più grave. Non è vero, ma è politica. Solo che la sentenza di Cuneo ha dal punto di vista logico delle conseguenze non da poco. Se definire Salvini antisemita non è diffamante, allora significa che il capo di un partito di maggioranza è antisemita. La Lega è antisemita. Il governo è antisemita. Abbiamo un problema.

Ce lo dice un giudice di Cuneo.

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