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Se il Pd continua a pagare due deputati passati a Italia Viva

Il tesoriere dem Luigi Zanda ha telefonato ai deputati di Italia Viva, Michele Anzaldi e Luciano Nobili, per comunicare loro il licenziamento dal Pd. Infatti, risultavano essere ancora nei quadri del partito. Anzaldi: "Non è vero"

Se il Pd continua a pagare due deputati passati a Italia Viva

Passati con Renzi ma (ancora dipendenti) del Pd. È il caso, raccontato dal Corriere della Sera, dei deputati di Italia Viva Michele Anzaldi e Luciano Nobili. I due, passati armi e bagagli al nuovo movimento renziano dopo la scissione voluta dall'ex sindaco di Firenze, avrebbero continuato a percepire uno stipendio dai democrat, Anzaldi in quanto dipendente nell’organigramma della comunicazione del partito, Nobili come funzionario. Un bel pasticcio di cui sono protagonisti due importanti ex esponenti dem. Infatti, Anzaldi è conosciuto per il suo ruolo di segretario della Commissione di vigilanza Rai, mentre Nobili è tra i ras del Pd romano, una figura sfuggente e per questo motivo molto influente all'interno del Nazareno. Una situazione imbarazzante per il tesoriere dem Luigi Zanda, che ha chiamato entrambi per annunciare loro il licenziamento. "Ho telefonato loro per evidenziare questa contraddizione. Non è solo una questione economica, di contributi, bensì di coerenza politica dei due deputati. Siamo sì partiti alleati, ma concorrenti", ha detto il responsabile delle casse dem nel commentare una vicenda quantomeno poco chiara.

La smentita di Anzaldi

Tuttavia, qualche ora dopo, è arrivata la replica piccata di Anzaldi. Che ha smentito tutto, precisando di avere "dato le dimissioni dal Partito democratico da oltre un mese: il 26 settembre ho inviato una lettera all'ufficio del personale del partito". Un passo indietro, quello di Anzaldi dal Pd, arrivato "due giorni dopo che la costituzione del gruppo parlamentare Italia Viva era stato formalmente annunciato in Aula alla Camera, il 24 settembre", ha spiegato l'esponente di Iv, aggiungendo che "sarebbe bastata una semplice verifica per appurare che i deputati si pagano direttamente i propri eventuali contributi figurativi, quindi a partire dalla mia elezione a deputato, nel 2013, il Pd non ha più avuto alcun costo a proprio carico". Anzaldi se l'è presa non solo con la stampa, ma anche con i dem, rei a suo dire di non avere fatto nulla per raccontare la verità sulla vicenda raccontata dal Corriere.

"Dal 2013 ad oggi - ha spiegato ad Adnkronos - come tutti i parlamentari che vanno in aspettativa, ho versato da me i contributi previdenziali figurativi. Ricordo per inciso che dal 2013 ad oggi, come tutti i parlamentari del Pd, ho versato al partito le cifre stabilite e mai in ritardo tanto che, nell'avvicendarsi di numerosi tesorieri, non ho mai ricevuto un solo sollecito o richiesta di chiarimenti. In aggiunta a ciò faccio presente che ho addirittura versato il contributo al Pd del Lazio senza che la firma di nessun accordo me lo imponesse. Naturalmente - sottolinea infine Anzaldi - la mia lettera di dimissioni è stata accompagnata da una telefonata affettuosa e colloquiale al tesoriere Zanda".

Ancora nessun commento, invece, dall'altro deputato coinvolto, Nobili.

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