Se ventimila non fanno più notizia

C'era una volta la maggioranza silenziosa, ora c'è la maggioranza invisibile

Se ventimila non fanno più notizia

C'era una volta la maggioranza silenziosa, ora c'è la maggioranza invisibile. Sabato, per le strade di Torino, sono sfilati ventimila fantasmi. Ventimila fantasmi, di varia estrazione politica, che hanno chiesto a gran voce di non bloccare i cantieri dell'Alta velocità. Ma, a giudicare dai mass media, devono aver sussurrato o forse bisbigliato. Non hanno gridato abbastanza per raggiungere le orecchie di chi non aveva alcuna voglia di sentire.

Non hanno fatto abbastanza casino per meritarsi l'attenzione dei grandi mezzi di informazione, che li hanno snobbati, relegati in una foto, schiacciati in una breve a piè di pagina, pressoché dimenticati dai tg nazionali. Se non calpesti il pane, se non prendi a sputi i poliziotti o se non sei un quindicenne da trasformare in un eroe «gretino» (nel senso di Greta Thunberg) buono per finire su una prima pagina, non esisti. Vieni catalogato tra le curiosità. Nulla di più.

Come se l'Alta velocità fosse una questione torinese, da segregare nelle pagine locali, e non una infrastruttura nodale per tutto il Paese. Come se attorno alla Tav non si dipanasse uno dei dossier più complicati e scivolosi di questo atipico governo. Un nodo che al momento non è stato sciolto da alcun pettine. E il silenzio della Lega corrisponde a un grido di gioia dell'alleato a 5 Stelle, che segna ancora una volta un punto a suo favore. Il dissenso è stato silenziato, ed è come se non fosse successo nulla: i Sì Tav sono stati normalizzati, sono troppo divisivi, meglio trasformarli in una anonima tappezzeria del dibattito politico. D'altronde uno scalmanato vale sempre più di qualche migliaio di persone perbene che sfilano senza rompere le scatole a nessuno. È una legge inviolabile di questo Paese.

Ed è anche il retaggio sinistro che rende sempre più popolare chi dice «no» rispetto a chi dice «sì», chi punta sul disfare e non sul fare.

Eppure l'Italia dei «fantasmi», l'Italia degli incazzati, ma silenziosi ed educati, esiste. E non può essere ignorata.

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