La secessione di Salvini: Lega fuori dal Parlamento

Il segretario contro i giudici per i beni sequestrati: "Sette giorni fuori dalle Aule, andremo dai terremotati"

La secessione di Salvini: Lega fuori dal Parlamento

L'atto «sovietico» è stato notificato a via Bellerio soltanto ieri pomeriggio, anche se i conti correnti del partito erano già stati svuotati quattro giorni prima per effetto del sequestro disposto dal Tribunale di Genova. «Hanno portato via tutti i soldi che c'erano, non c'è più una lira, senza neppure una sentenza di condanna - dice Salvini - I miei avvocati mi hanno spiegato che c'è un unico precedente storico, in Turchia però». Nel consiglio federale, a cui ha partecipato anche Umberto Bossi dopo la giornata di tensioni a Pontida, i vertici del Carroccio hanno deciso la contromossa al sequestro preventivo, un ricorso al Tribunale di Genova che verrà depositato oggi dai legali e commercialisti del Carroccio.

La risposta politica invece, dopo l'annuncio di «iniziative eclatanti», si risolve in un atto simbolico, il ritiro dei parlamentari leghisti per una settimana, poi si vedrà. «In un Parlamento che ritiene la Lega debba sparire, i parlamentari della Lega non parteciperanno ai lavori ma saranno in visita nelle zone terremotate per parlare di problemi concreti e incontrare sindaci, imprenditori, agricoltori e cittadini - annuncia il segretario federale del Carroccio in conferenza stampa dopo la riunione d'emergenza -. Ma siamo sereni, contiamo di riprendere i lavori quando sarà possibile. Confidiamo in quella parte della magistratura, che è maggioranza in Italia, che non fa politica ma fa giustizia».

Salvini è convinto che la decisione dei giudici sia politica, «vogliono imbavagliarci, a qualcuno dà fastidio l'avanzata della Lega e cerca con ogni mezzo di impedirci di andare al governo, ma noi ci andremo lo stesso. Questo non è solo un attacco ad un partito politico ma è la malagiustizia italiana che si applica tutti i giorni agli italiani che lavorano». Dopo il confronto a distanza con gli alleati sulla leadership nel centrodestra, c'è un messaggio per il Cavaliere: «Non vedo l'ora di sfidare Di Maio, Renzi e il loro nulla. A Berlusconi voglio dire che chi guida il paese lo decideranno i cittadini, il giorno delle elezioni. Noi siamo pronti».

Poi c'è il caso Bossi, riaperto dopo l'esclusione del Senatùr (lui come molti altri) dal palco di Pontida. «Vogliono mandarmi via - dice in mattinata Bossi - cacciarmi via, sono presidente a vita del partito ma Salvini mica guarda le regole, fa quello che gli salta in mente...». La «cacciata» di Bossi dalla Lega però al momento non è contemplata, e il segretario federale commenta solo l'ipotesi di un'uscita volontaria del fondatore, anche questo altrettanto improbabile: «Certo che mi dispiace se Bossi va via, però qualche errore in passato è stato commesso. Ha una visione diversa della Lega che milioni di italiani stanno seguendo».

Al federale i due si sono parlati, Salvini ha ribadito a Bossi che la decisione di non farlo parlare era per non esporlo al rischio contestazioni, visto che le inchieste sui fondi della Lega riguardano proprio lui e il suo ex tesoriere Belsito. Bossi ha ascoltato senza replicare. Assente al consiglio, invece, Roberto Maroni, criticato per questo da Salvini, che ha fatto sapere di non aver gradito le parole del governatore («Bossi è Pontida: ha sempre diritto di parola»). Al momento è insomma da escludere l'espulsione che Bossi paventa, più concreta invece la domanda se verrà ricandidato, oppure in che posizione nelle liste. Nella Lega c'è chi non esclude un'uscita clamorosa di Bossi dal suo partito per trovare accoglienza nelle liste di Forza Italia, in fondo Berlusconi ha sempre detto che per l'amico Umberto un posto c'è.

«Per quanto ci riguarda braccia aperte» spiega l'azzurro Renato Brunetta, mentre il senatore Gasparri è più scettico: «Silvio è amico di Bossi e gli vuole bene sinceramente, ma secondo me meglio non esagerare». In ogni caso, non un compleanno (oggi) sereno per Bossi.

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