"Il segreto di Quarto grado? Dubitare di tutto"

La curatrice del programma: "Ascolti record per la puntata dedicata alla sentenza-Bossetti"

"Il segreto di Quarto grado? Dubitare di tutto"

Se il tono di voce potesse trasmettere la passione per il giornalismo, quello di Siria Magri arriverebbe forte e chiaro. Nata a Bergamo, 55 anni portati da «eterna liceale» (la definizione è sua) e con l'entusiasmo di chi è «malata di notizie» (la definizione è nostra). Vicedirettore di Videonews - testata di informazione e approfondimento Mediaset -, Siria (che in realtà si chiama Rosa, ndr) risultava ieri più entusiasta del solito. Motivo? Il programmi da lei curato, Quarto grado su Rete 4, lunedì sera ha registrato il boom di ascolti con picchi di ascolto che hanno superato 2 milioni telespettatori e il 20% di share (1,5 milioni e il 9,6% di media).

Merito della puntata evento tutta centrata sulla sentenza Bossetti?

«L'interesse generale per il delitto di Yara Gambirasio è sempre stato grandissimo. E l'ottima squadra di Quarto grado anche in questa occasione ha risposto alle aspettati ve».

Il pubblico perché è stato così «attratto» dall'omicidio della tredicenne di Brembate?

«Perché tutti possono facilmente immedesimarsi nella storia normale di un muratore accusato di un delitto orrendo e nello strazio di una ragazzina e della sua famiglia vittime di una tragedia».

Quali rischi si corrono nel trattare mediaticamente i casi giudizari?

«Lo stile di Quarto grado si fonda su una parola: dubbio».

Nulla a che fare con i processi da «Bar Sport»?

«Da noi non c'è il partito degli innocentisti contro quello dei colpevolisti. Studiamo a fondo le carte processuali e su quelle sviluppiamo il nostro lavoro, evidenziando anche eventuali buchi neri dell'inchiesta».

E nella vicenda di Yara Gambirasio i buchi neri non mancano.

«Il capitolo Dna presenta certamente aspetti controversi che noi non abbiamo mai mancato di sottolineare. E ciò innanzitutto nel rispetto della povera Yara, ma anche nei confronti dell'imputato Bossetti e di tutto il pubblico che ci segue in tv».

Quarto grado, Quinta colonna, Terzo indizio: nei programmi da lei curati c'è sempre un elemento numerico. Perché?

«Ho una passione per la matematica. E per me il numero è sinonimo di approfondimento e divulgazione».

Due prerogative che sono alla base di un'informazione corretta.

«Certo. Che però ha anche bisogno di un altro elemento basilare».

Quale?

«La sperimentazione. E qui a Mediaset, per fortuna, riusciamo a percorrere anche questa strada».

Della puntata di lunedì sera dedicata a Bossetti cosa le è rimasto impresso?

«La professionalità con cui l'abbiamo seguita. E il fatto che questo secondo verdetto lasci meno certezze rispetto al pronunciamento di primo grado».

Durante la trasmissione che ha seguito dalla regia il suo cellulare è stato bollente?

«Sì, tutti mi chiedevano lumi sulla sentenza. Compreso mio marito (Giovanni Toti, ex direttore di Rete 4 e Studio Aperto, attuale governatore della Liguria, ndr)».

E cosa gli ha risposto?

«Almeno tu, lasciami in pace».

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