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Sei mesi persi, è l'eredità del referendum su Renzi

L'Unione Europea ha richiesto all'Italia una manovra correttiva di 3,5 miliardi e questo era prevedibile

Sei mesi persi, è l'eredità del referendum su Renzi

La richiesta che l'Unione Europea fa all'Italia di una manovra correttiva di 3,5 miliardi pari a 0,2 punti di Pil era prevedibile, perché purtroppo era già maturata lo scorso anno, con l'approvazione della legge finanziaria per il 2017.

Renzi aveva reagito alzando le spalle, si trattava di solo 2 decimali ed era certo che la Commissione europea non avrebbe mandato una lettera formale per chiedere la correzione, prima del referendum, al fine di non influenzarlo. Purtroppo la richiesta era corretta e ineccepibile, in base al programma di medio termine di riduzione graduale del deficit, che il governo Renzi aveva sottoscritto e a cui si era impegnato. L'importanza e l'urgenza di questa manovra correttiva l'avevamo segnalato, sottolineando che i decimali, nella riduzione del bilancio contano. La aveva chiesta anche l'Ufficio Parlamentare del Bilancio, nella relazione ufficiale. Si sarebbe dovuto provvedere allora, perché la crisi del Monte dei Paschi sarebbe stata molto meno grave, dato esso possiede molto nostro debito pubblico e la valutazione della sostenibilità del nostro debito dipende dal livello del deficit pubblico.

La riduzione del deficit di 0,2 punti serve per farlo scendere dal 2,3 fissato dalla legge finanziaria per il 2017 al 2,1% La riduzione di 0,2 punti nel deficit comporta una riduzione di altrettanto nel nuovo debito, dando luogo a un nuovo debito che in percentuale sul Pil previsto per il 2017 risulterà minore in modo tangibile dell'attuale rapporto debito/Pil, facendolo scendere. Inoltre l'adesione al programma di medio termine per la riduzione del deficit rende credibile il fatto che il governo italiano intenda arrivare nei tempi prescritti al pareggio del bilancio. Ed infine, poiché tutto ciò, in definitiva, riguarda il fatto oggettivo della sostenibilità finanziaria italiana dal punto di vista del mercato, è chiaro che quei 0,2 punti, una cifra che è molto minore di molte altre, che il governo Renzi ha fatto, per guadagnar popolarità è un tesoro prezioso.

Infatti, se noi abbiamo un deficit di 1,6 punti obbiettivo che non è distante, il decremento del debito pubblico sul Pil diventa molto consistente. E l'emissione di nuovo debito italiano diventa facile da collocare anche quando non ci sarà più il Qe, il quantitative easing, della BCE, la Banca Centrale Europea. Renzi ha lasciato quest'altra eredità negativa al nuovo governo, che dovrà adottare misure che lui non gradiva prendere. Il governo Gentiloni ha davanti a sé scelte difficili perché deve decidere fra un ennesimo aumento tributario, altre limature di spesa del fondo del barile, operative in tempi brevi, il rinvio al futuro di norme che il precedente governo ha varato senza copertura.

Questa è la decisione più logica, anche se scomoda per un governo che ha la stessa composizione politica e personale del precedente.

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