Il Senato taglia i vitalizi. I 5s esultano in piazza: "Ora Regioni ed Europa"

Da gennaio contributivo per tutti: sistema a rischio ricorsi. Di Maio allarga lo scontro

Il Senato taglia i vitalizi. I 5s esultano in piazza: "Ora Regioni ed Europa"

Olè, olè. Cadono i soldini di cioccolato nel giallo salvadanaio, davanti all'ingresso di Palazzo Madama, e per fortuna non è accessibile il balcone d'onore, giusto sopra le bandiere. I grillini fanno festa e si sa come può andare a finire, in questi casi. Specie quando infuria la tempesta e «ogni buco è pertuso», come dicono i marinai. Di fronte ai marosi d'Europa, nella navicella della manovra si combatte all'esterno, ma anche all'interno, sul fronte leghista. E portare a casa un risultato «storico», una «rivoluzione» secondo l'enfasi grillina, non è poi da buttar via.

Se Salvini galoppa sulle ali del consenso, Di Maio arranca e coglie la monetina al balzo: «Detto, fatto. Promessa mantenuta. Bye bye vitalizi anche per gli ex senatori. Questo privilegio non esisterà più per nessuno. Evviva!», scrive su Facebook. D'altronde è appena riuscito a inserire tra le norme del decreto fiscale anche una sforbiciata ai vitalizi concessi dalle Regioni (forse i più ingiustificati): una norma che prevederà una minaccia esplicita per chi non volesse ricalcolare i vitalizi con il metodo contributivo: «Se le Regioni non taglieranno i vitalizi non gli trasferiremo più i soldi per pagarli», spiega Di Maio, che non vuole più vedere un vitalizio in Italia. E neppure in Europa, visto che i 5S rilanciano, prevedibilmente useranno la stessa battaglia anti-casta per la campagna delle Europee e chiedono provocatoriamente al presidente di Strasburgo, Antonio Tajani, di metterci mano.

Ma ieri a cadere in un men che non si dica è stato anche il baluardo del Senato. Il cosiddetto «testo Fico», qui adottato come «delibera Casellati» (nonostante la presidente sia stata messa in minoranza), viene approvato dal Consiglio di Presidenza in meno di due ore, nelle quali i 20 emendamenti di Forza Italia e i tre del Pd vengono respinti senza dibattito. I rappresentanti di Forza Italia, Fdi, Pd e Leu eviteranno così di partecipare al voto. Il testo, passato con i dieci sì gialloverdi e un astenuto, è lo stesso approvato a luglio a Montecitorio. Prevede il ricalcolo dell'assegno col sistema contributivo a partire dal primo gennaio. Risparmi considerevoli, a regime: 40 milioni l'anno per Montecitorio, 16 per il Senato; per ogni legislatura lo Stato dovrebbero risparmiare 280 milioni di euro sottratti alle erogazioni dei vitalizi per 2.700 ex parlamentari. Non sono bruscolini e dunque, fatta la tara per l'esultanza grillina in favore di telecamera, che tenta il festoso flash mob con palloncini persino nel cortile d'onore di Palazzo Madama, niente di male. Anzi. Se non che resta controverso il meccanismo tecnico di ricalcolo degli ex vitalizi, che già provoca problemi tra gli «ex» della Camera. E che potrà complicarsi ulteriormente con la delibera senatoriale, come aveva inutilmente avvertito l'avvocato (ed ex senatore) Felice Besostri, che assiste molti dei suoi ex colleghi. «Si potevano evitare errori che colpiscono le persone invalide al 100% e i senatori che hanno finito la carriera alla Camera». Fioccheranno ricorsi. Annunciano guerra pure gli ex consiglieri regionali, contro norme definite «brutali e ingiuste».

«Siamo pronti per i ricorsi», fanno sapere i questori 5S, mentre il premier Conte dà la sua benedizione alla giornata della «morte della casta» (che esagerazione). «La riduzione di sprechi e costi della politica è anch'essa una misura di equità sociale», dice. Ma il giorno dopo la sbornia, lo si sa, è subito mal di testa.

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