Una scalata vertiginosa, da venditore ambulante di tessuti a patron della Valtur. Ieri la Dia di Palermo, coordinata dal procuratore Francesco Lo Voi, dall'aggiunto Marzia Sabella e dal sostituto Pierangelo Padova in collaborazione con il sostituto procuratore di Trapani, Andrea Tarondo, hanno sequestrato e confiscato beni riconducibili a Carmelo Patti, originario di Castelvetrano, già proprietario dell'ex colosso turistico, ora in amministrazione straordinaria.
Il provvedimento colpisce gli eredi di Patti, deceduto il 25 gennaio 2016, per un patrimonio stimato in oltre 1,5 miliardi di euro. Dietro l'espansione delle sue aziende, c'era infatti un articolato sistema di evasione fiscale, che ha fatto gola a Cosa nostra. «Sono emerse contiguità con personaggi vicini al boss Matteo Messina Denaro - ha spiegato il capo della Dia, Giuseppe Governale -. Probabilmente, si tratta del più grosso provvedimento di sempre. Sono oltre 25 le società di capitali oggetto del provvedimento e centinaia di aziende e immobili, tra cui numerosi villaggi turistici. Denaro è come un pescecane, gli stiamo togliendo tutta l'acqua e i pesci senza acqua non possono campare». Secondo il direttore della Dia Patti, più volte indagato per mafia, avrebbe rappresentato un punto di riferimento per Cosa Nostra per lavare proventi illeciti.
«Stu discorso della Valtur l'abbiamo noi nelle mani», era stata la confidenza ascoltata dal futuro pentito Nino Giuffrè direttamente dall'allora capo di Cosa Nostra Bernardo Provenzano. Gli inquirenti hanno sempre ritenuto Patti uno dei più prestigiosi riciclatori e fiancheggiatori a disposizione del latitante. E il sequestro di oggi è il risultato di un'indagine iniziata sei anni fa. L'ultimo documento depositato dal pm Andrea Tarondo, che ha rappresentato l'accusa dinanzi ai giudici della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Trapani, riguarda un dato emerso nell'indagine dei pm di Caltanissetta su Antonello Montante, l'ex paladino dell'antimafia e presidente di Confindustria Sicilia arrestato alcuni mesi fa. Un testimone racconta di un «una borsetta a soffietto, come quella che usano i medici» «piena di soldi in banconote da piccolo taglio», consegnata nel 2001 da Montante a Paola Patti, figlia di Carmelo.
Lui negli anni Settanta aveva iniziato come venditore ambulante di tessuti per poi finire a far l'elettricista. La svolta arrivò nei primi anni Novanta quando la Fiat decise di suddividere l'attività di cablaggio sul tutto il teritorio nazionale e a occuparsene in Sicilia fu una società fondata da Carmelo Patti, la Calbelettra spa.
Un'altra piccola società, la Cable Sud, invece produceva componentistica automotive. Affari milionari che produssero i capitali poi reimpiegati nella scalata di Valtur.
E che, secondo gli inquirenti, nascondevano il cerchio ristretto dei fedelissimi di Messina Denaro. A partire da Michele Alagna, commercialista di 58 anni, suo stretto collaboratore, amministratore della Cable Sud e «cognato» di fatto del boss latitante ero, già avviato con la scalata all'ex Valtur.
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