Roma L'accordo sul clima dovrà essere vincolante, per tutti. Altrimenti le belle parole spese dai leader mondiali a Parigi soffocheranno nello smog. I giganti inquinatori, Usa, Cina e India, accanto ad Europa e Russia davanti all'ospite François Hollande e al segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon garantiscono il loro impegno per salvare il pianeta dal surriscaldamento globale contenendolo entro i due gradi. Ma se la Conferenza sul Clima, Cop21, si concluderà senza la garanzia di un vincolo si rischia un nuovo fallimento dopo quello di Copenaghen del 2009. E se sono gli stessi leader mondiali a sottolineare che Cop21 è l'ultima occasione per evitare uno scenario catastrofico sarà necessario superare le resistenze delle economie di giganti emergenti come l'India e la Cina. Al tavolo dei grandi a Le Bourget è riuscito a sedersi anche Matteo Renzi, invitato in extremis. Un privilegio che costerà all'Italia tra l'altro circa 1,8 milioni di euro che si aggiungono ai complessivi 248 milioni di dollari di aiuti ai Paesi meno sviluppati per sostenere l'adattamento ai cambiamenti climatici. Dopo un minuto di silenzio in ricordo delle vittime del 13 novembre Hollande ha sottolineato che il surriscaldamento della terra «crea conflitti e più migrazioni delle guerre» definendo quella sul clima «la sfida più grande sulla quale si gioca il futuro del pianeta». Anche per il segretario Onu quella di Parigi «è un'occasione politica unica che potrebbe non tornare» e dunque ha invitato tutti i leader a cercare «il compromesso, il consenso e se è necessario anche la flessibilità».Il presidente Obama ha riconosciuto il ruolo degli Usa «nell'aver creato il problema» garantendo però l'impegno a trovare la via per risolverlo «qui e adesso» perché , ha ricordato citando Martin Luther King : «Sulle ossa sbiancate e i resti abbandonati di molte civiltà vi è una triste scritta: troppo tardi».Obama, ha affrontato una serie di colloqui a due, il più cruciale con Vladimir Putin incentrato sulla crisi siriana . Con Xi Jinping, presidente della Cina che oggi è il primo Paese per emissioni di Co2 con il 30 per cento delle globali, seguito proprio dagli Usa che rappresentano il 16 per cento, Obama si è impegnato a realizzare «una economia globale a basso tasso di carbone». Insieme al premier dell'India Narendra Modi il presidente Usa ha riconosciuto che quello del clima «è una minaccia imminente» ma per Modi «non si può scaricare il peso di ridurre le emissioni sui paesi in via di sviluppo». Insomma Modi non è disposto a imporre frenate ad un'economia che in questo momento galoppa senza un tornaconto in termini di sostegni economici. Preciso l'impegno preso da Putin: riduzione del 30 per cento dei gas serra entro il 2030 rispetto al picco del 1990. Per Angela Merkel è importante mantenere le promesse fatte a Copenaghen. «Occorrono risultati concreti, vale a dire lo sblocco dei 100 miliardi di dollari annuali», dice il premier tedesco in riferimento all'obiettivo fissato a Copenaghen ovvero destinare quella somma ai Paesi in via di sviluppo per la riduzione delle emissioni, impegno per ora disatteso e ribadito ieri dalla Cina. Per la Merkel però «al momento non riusciremo ad ottenere l'obiettivo dei due gradi, dobbiamo quindi cercare di riuscirci entro i prossimi dieci anni». Nel suo intervento alla Conferenza Renzi ha sottolineato che «non c'è sviluppo possibile senza contrastare il cambiamento climatico». Per il premier «l'Italia ha le carte in regola, grazie al suo 43 per cento di energie rinnovabili è la prima al mondo per l'apporto di energia fotovoltaica pari all'8 per cento del totale».
Eni ed Enel, ha proseguito, «hanno saputo diventare leader nel processo di rinnovamento». Infine ha ricordato i «4 miliardi sul climate change entro il 2020». Cifra che però ha fatto sorridere Renato Brunetta di FI che ha twittato: «Renzi si inventa 4 miliardi per il clima. Renzismo senza limitismo«.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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