Udine - A chi l'ha vista in queste ore è parsa lucida e determinata, nella sua volontà di tornare a scuola e di non arrendersi alla libertà negata con la violenza da chi invece avrebbe dovuto proteggerla. Nello sguardo i segni del trauma subito, ma anche del coraggio che l'ha spinta a ribellarsi e a confidare tutto a un'insegnante. Dove «tutto» stava racchiuso in quella ferita, evidente, a un labbro, con cui martedì si è presentata in classe nel suo liceo di Udine. Non un incidente, ma la punizione per non aver rispettato i precetti della fede islamica che impongono di indossare il velo alle ragazze della sua età. Gliel'aveva procurata la madre, in un pomeriggio di botte scoppiato dopo averla sorpresa a scuola con il capo scoperto.
Da mercoledì questa adolescente di origini nordafricane, nata in Italia e cresciuta in una famiglia musulmana apparentemente «integrata» nella comunità, è accolta in una struttura protetta, seguita dai servizi sociali del Comune in attesa che il Tribunale dei minori di Trieste decida cosa sarà meglio per lei. E che la Procura di Udine, che ha aperto un fascicolo, valuti se iscrivere la madre nel registro degli indagati per il reato di abuso di mezzi di correzione, aggravato da lesioni. Quel giorno Sara (il nome è di fantasia, ndr) non indossava il hijab, il velo che avvolge i capelli e il collo. Né tutti gli altri giorni dell'anno in cui, con meticolosa regolarità, ripeteva lo stesso gesto, togliendoselo prima della campanella e rimettendoselo all'uscita. Non sopportava quel pezzo di stoffa che soffriva come «una privazione della libertà» rispetto alle sue coetanee.
Martedì mattina qualcosa è andato storto. La madre, che sospettava di una ribellione nascosta alle regole dell'Islam, si è materializzata all'improvviso durante una pausa dalle lezioni. Un blitz, spiegano gli investigatori, studiato per «coglierla in flagranza». E infatti è bastato un istante, in un'occhiata di rabbia e riprovazione. Mentre Sara fuggiva in classe con il cuore in gola, la madre stava già firmando il modulo per l'uscita anticipata della minorenne. Poi, a casa, la punizione. Rimasta visibile anche il giorno successivo in piccole contusioni sul volto e a una mano. Tanto da spingere la giovane a confessarne l'origine a una professoressa.
Immediata la segnalazione della dirigente scolastica alla questura di Udine, a cui è apparsa subito evidente la gravità dell'episodio. «Forse isolato», ma sufficiente per disporre l'allontanamento della giovane da casa. Agli agenti della squadra mobile, che l'hanno accompagnata al pronto soccorso per accertamenti, refertati con una prognosi di tre giorni, ha aggiunto del terrore per il padre, assente nel pomeriggio di violenza ma già messo al corrente della sua disubbidienza dalla madre. L'uomo, che lavora come operaio insieme all'altro figlio diciottenne, è già noto alle forze dell'ordine: in passato è stato arrestato proprio per violenze nei confronti della moglie. Ce n'è abbastanza per disporre un cordone di protezione: alla madre, che ha ammesso la violenza seppur negando la motivazione «religiosa», è stato notificato l'allontanamento della minore. Che nei prossimi giorni sarà ascoltata in forma protetta dalla Procura.
«Un dramma per cui siamo
tutti sconvolti e costernati. Lo sono io come preside e come madre, lo sono compagni di classe - dice la dirigente -. Se ci fosse stata la minima percezione di cosa stesse accadendo, si sarebbe potuto prevenire tutto questo».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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