Sicilia record negli sprechi: lì una pensione d'oro su due

Metà dei 30mila super-assegni vengono incassati dagli ex funzionari della Regione. Vitalizi a vedove ed eredi

Sicilia record negli sprechi: lì una pensione d'oro su due

Sicilia l'isola dei record. Negativi, perlopiù. Cinquantadue miliardi di tasse mai riscosse, una spesa regionale sei volte più alta della Lombardia (che ha il doppio degli abitanti), una voragine nei conti pubblici di 6,5 miliardi di euro. Poi in Sicilia c'è anche un altro primato, quello delle pensioni d'oro. Su circa 30mila persone che ricevono un assegno previdenziale annuo tra 49mila e 175mila euro da una serie di enti pubblici, metà dei pensionati d'oro è a carico della Regione Sicilia, come riporta Italia Oggi prendendo i dati dall'ultimo Bilancio previdenziale italiano del «Centro Studi di Itinerari previdenziali». Le casse previdenziali analizzate sono quelle del Parlamento, del Quirinale, Corte costituzionali (ex giudici ed ex dipendenti della Consulta), con una simulazione anche sulla Regione Sicilia, che ha una fondo di previdenza sostitutivo per il personale. Ebbene, sulle 29.093 prestazioni pensionistiche (costo totale annuo di oltre 1,41 miliardi), più della metà, per la precisione 16.500, appartengono a pensionati della Regione siciliana, per una spesa complessiva di 677 milioni di euro, con una pensione media è di 41mila euro. In Parlamento il costo dei vitalizi degli ex dipendenti è più alto di quelli degli ex eletti, per la Camera il rapporto è tra 256 milioni l'anno per i primi contro i 145 milioni spesi nel 2016 per pagare le 2.116 pensioni agli ex deputati, e anche per il Senato è così. Anche se gli ex eletti incassano pensioni più alte degli ex dipendenti, in media 81mila euro l'anno per gli ex parlamentari, contro i 56mila euro degli ex dipendenti di Montecitorio (le pensioni più alte appartengono agli ex giudici costituzionali, con 175mila euro l'anno, mentre i dipendenti della Consulta sfiorano i 60mila euro). Anche in Sicilia gli assegni previdenziali degli ex consiglieri regionali comportano una spesa annua più bassa rispetto a quella dell'esercito degli ex dipendenti della Regione: 677 milioni contro 18 milioni di euro.

Ma anche in questo campo però la Sicilia strappa dei primati. Di quei 18 milioni, 7 vanno ai parenti degli ex deputati regionali siciliani (sono consiglieri ma hanno lo stesso titolo dei parlamentari), sotto forma di pensioni di reversibilità, ben 130 assegni tra vedove, figli, fratelli di defunti onorevoli dell'Assemblea regionale siciliana. Proprio quest'anno cadono 70 anni dalla prima seduta dell'Ars, e ci sono ancora sette parenti di altrettanti consiglieri eletti nel maggio del 1947, che continuano ad incassare una pensione di reversibilità a fine mese. Il caso più spettacolare è forse quello di Anna Maria Cacciola, figlia di Natale Cacciola, messinese che si candidò all'assemblea sicula settant'anni da con il Partito Monarchico. Dopo tre anni l'onorevole finì il suo mandato, e in base a quei tre anni passati lì maturò il vitalizio di attuali 2mila euro al mese. Passato a miglior vita, l'assegno è stato trasferito per «reversibilità» alla suddetta figlia Anna Maria, che lo incassa da ben 42 anni, senza aver mai neppure messo piede all'assemblea regionale. Così pure gli eredi del marsalese Ignazio Adamo, eletto nel 1955, defunto nel 1973.

Da quell'anno, l'assegno di 3mila euro è stato versato prima alla vedova, e poi alla figlia. Assegno, oltre a svariate vedove, anche al figlio di Giuseppe Alessi, primo presidente della Regione nel dopoguerra. La pensione d'oro, soprattutto in Sicilia, è un bene di famiglia.

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