Roma - Ma che razza di mondo è un mondo che non sa più proteggere i propri figli? Che razza di città, una città nella quale un bimbo di quattro anni vola giù nel baratro d'un ascensore del metrò? Meccanismo forse in carenza di manutenzione, chissà, si vedrà poi, non è questo il punto, che si guasta all'improvviso. E il bimbo, somma sventura, indicibile ingiustizia, che sfila via dalle mani del soccorritore. Errore della macchina ed errore umano fusi in un indistricabile groviglio di fato e responsabilità. Dal sapore tremendo.
Roma è attonita, ferita, caduta. Roma è in lutto. La caput mundi fondata sul mito dell'accoglienza e della lupa salvifica che strappa al destino i cuccioli, oggi precipita anch'essa nel baratro di una desolazione senza fondo, come il dolore per quel bimbo.
Cos'è diventata, oggi, Roma? Ce lo chiediamo ogni mattina, con le nostre pene minute, che svaniscono di fronte alla tragedia. Dramma che merita sospensione e rispetto, non la ridicola e finta premura di un politicante che si affretta su facebook a postare il suo messaggio grottesco e tragico, tragico perché grottesco: «Un bimbo ha perso la vita cadendo nella tromba dell'ascensore alla Metro Furio Camillo. Sto andando sul posto per accertarmi dell'accaduto». Ma che razza di accertamento volevi fare, sindaco Marino? Ma come ti salta in mente che un post sul social , cui magari un pirla può persino rispondere con un «mi piace», possa aiutare a riverniciare l'immagine di paperino sfigato che i fatti hanno già disegnato sul tuo fumetto?
Proprio ieri - ieri che la relazione di Gabrielli consegnava al ministro Alfano l'indicibile fardello di una situazione ormai fuori controllo, con una città in coma, «devastata» dalla corruzione e della cattiva amministrazione, nella quale le responsabilità politiche pesano, eppure non possono allo stato costituire coerente e sufficiente giustificazione al commissariamento del Comune, ma di dipartimenti e municipi (contorcimenti per evitare una decisione clamorosa, che Alfano non esclude ancora del tutto: «Non esistono decisioni preconfezionate», ha detto irritato) -; ecco, proprio in una giornata come quella di ieri, il sindaco sotto botta è riuscito anche in questo caso a rendersi ridicolo e alieno da tutto e tutti.
S'è beato dello scampato pericolo fino al punto d'attaccare i «soloni» dell'informazione che lo criticano. «Siamo impermeabili alla criminalità organizzata», ha sbruffoneggiato, quando nella relazione si chiarisce che alcuni atti iniziali della giunta «hanno costituito segnali di discontinuità» rispetto a Mafia Capitale , trattandosi però di «scelte non dettate da una precisa e consapevole volontà di contrastare l'illegittimità e il malaffare».
Ma la relazione una prima vittima eccellente l'ha fatta: in serata arriva la notizia delle dimissioni del segretario generale del Campidoglio (già con Alemanno) Liborio Iudicello, che non avrebbe vigilato come doveva.Tornando a Marino, ha combattuto i delinquenti a sua insaputa, in sostanza. Meno di nulla, nella storia della città. Meno di nulla, nelle tragedie che toccano gli uomini.
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