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La sinistra in difficoltà alla guerra dei sondaggi Ma i conti non tornano

Per Repubblica Meloni 12 punti avanti su Marchini, per il Messaggero sono pari Il candidato Fi: "Siamo su scherzi a parte"

La sinistra in difficoltà alla guerra dei sondaggi Ma i conti non tornano

Roma - Non ci resta che votare. Mai come per queste elezioni amministrative il ricorso ai sondaggi è stato così intenso e frequente e i risultati così confusi, oscillanti e contraddittori. Un fenomeno legato alla moltiplicazione degli istituti chiamati a sfornare rilevazioni (spesso con una ridottissima consistenza numerica del campione), ai tanti interessi legati alla loro diffusione, alla curiosità che queste previsioni inevitabilmente accendono negli elettori e nei giornali, all'abitudine invalsa nei partiti di avvalersi di propri sondaggi (con un inevitabile occhio di riguardo da parte della committenza).

Questa volta poi la particolarità dell'elezione romana dove sono in corsa addirittura quattro candidati che hanno la possibilità di raggiungere il ballottaggio - due dei quali Alfio Marchini e Giorgia Meloni appartenenti alla stessa area e quindi con un elettorato contendibile - ha ulteriormente moltiplicato i fattori di confusione. L'imperativo è diventato quello di poter essere riconosciuti e promossi a «candidati utili», ovvero potenzialmente in grado di vincere, con una conseguente guerra di nervi e di numeri. Perché in un quadro caratterizzato da grande volatilità basta poco per cambiare gli umori della gente e quindi le intenzioni di voto.

La breve stagione della corsa al sondaggio più favorevole da rilanciare e cavalcare si è chiusa alla mezzanotte di ieri con la scadenza dei termini per la loro pubblicazione. Ora si aprirà un'altra finestra temporale: quella delle voci, delle rilevazioni segrete, delle indiscrezioni frutto del passaparola. Nell'ultimo giorno di numeri, percentuali e intenzioni di voto «in chiaro», però, il nervosismo l'ha fatta da padrone. In particolare malumori, proteste e sospetti si sono concentrati sul sondaggio last-minute di Demos & Pi per Repubblica che, manco a dirlo, assegna Milano, Bologna e Torino al Pd e dà il «Sì» al referendum di ottobre in vantaggio, oltre a dare Alfio Marchini a una distanza di 12 punti da Giorgia Meloni. Un distacco smentito da un altro quotidiano - Il Messaggero - che pubblica una rilevazione Tecné che dà, invece, Meloni e Marchini appaiati con la prima tra il 19 e il 21 e il secondo tra il 18 e il 20. E così se la leader di Fratelli d'Italia festeggia e parla di «corsa a tre» e di una sola scelta per il centrodestra, il vice di Marchini, Alessandro Onorato, parla di «sondaggi fasulli che fanno tenerezza.

Chiederemo i danni e il 5 giugno quando Marchini sarà sindaco di Roma dovranno chiedere scusa. Per fortuna tutti gli altri giornali e tv che non dipendono dagli interessi di De Benedetti per Matteo Renzi raccontano la verità».

Marchini, invece, la prende con filosofia: «Siamo su Scherzi a parte».

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