E ra il modello da inseguire e oggi è un'altra utopia da dimenticare. Con un voto chiarissimo, i greci hanno infatti scelto di consegnarsi alla destra e la sinistra italiana è ritornata a essere nomade. Dopo anni di ubriacatura ideologica e soggiorni intensi nelle piazze di Atene per studiarne il carisma - quello che per Nichi Vendola era baluardo «nei confronti del sadismo della tecnocrazia europea» - si è conclusa ieri l'esperienza di governo di Alexis Tsipras che nella eccitazione collettiva, aveva, (ascoltate!), «convertito la classe media», realizzato un «mezzo miracolo» e dunque «tutti lo chiamano mago». Alla ricerca costante di un papa straniero, meno di cinque anni fa, autorevoli pensatori di sinistra erano convinti di averlo individuato proprio nel fondatore del partito Syriza, il più giovane «premier greco degli ultimi 150 anni», ingegnere, seduttore di donne e non solo di piazze perché, come raccontavano le cronache dal Pireo, «era molto corteggiato fin da ragazzo tanto che lo chiamavano Kurabié che significa dolcetto».
E insomma, l'euforia per Tsipras «capitano coraggioso» raggiunse picchi tali che se ne cominciò a lodare la camicia, che per il quotidiano Il Manifesto, era «tradizionale bianca e bagnata di sudore nel bollore del clima ateniese» mentre la giacca era nientemeno quella che, «esasperato dalla crudeltà», ha mostrato alla Ue come gesto di sfida: «Volete che vi dia anche questa?». Come si può leggere, la descrizione di Tsipras era stata omerica e il suo carattere un incrocio fra Enrico Toti e il tennista Fabio Fognini.
Invitato naturalmente da Fabio Fazio, a Tsipras sono state dedicate copertine, saggi in sinistrese polveroso, lettere, appelli fino alla candidatura a commissario della Ue lanciata proprio in Italia. Nel 2014, un girotondo di registi, scrittori, accademici scelse di sostenerlo pubblicamente e perfino di correre al suo fianco per l'europarlamento. Tra questi, Andrea Camilleri (a cui vogliamo bene e mandiamo sinceri auguri), Moni Ovadia, Adriano Prosperi, Stefano Rodotà, ma soprattutto la giornalista Barbara Spinelli (eletta insieme al giornalista Curzio Maltese), la più accesa nel tifo insieme al direttore di Micromega, Paolo Flores D'Arcais. Non si vuole essere prevenuti ma la presenza di D'Arcais, simpatico collezionista di fallimenti, lasciava intravedere l'epilogo che a distanza si è consumato. Per D'Arcais non c'era nessun dubbio: «Esiste una sola forza politica di sinistra in Europa e si chiama Syriza». E per la Spinelli necessaria era l'intelligenza di Alexis, «quella che gli ha permesso di formare una coalizione fra le anime di sinistra radicale greca». A dire la verità ancora più nutrito era il reparto reduci che si era imbarcato: Paolo Ferrero, Sergio Staino, Gino Strada, Sabina Guzzanti, Carlo Freccero, Luca Casarini, fino a Fausto Bertinotti che aveva dichiarato: «Con Tsipras muore la sinistra storica. Ho sempre sostenuto Tsipras». Su Youtube è possibile rivedere ancora un prezioso video girato dall'ex magistrato Antonio Ingroia che così argomentava: «Per avere un'Europa contro la lobby bancaria, l'unica alternativa è votare Tsipras». Tra le altre intelligenze, accademiche, tornano in mente: Gustavo Zagrebelsky, Luciano Canfora, Marco Revelli, che con Tsipras, per più di un momento, hanno ritrovato la giovinezza e le sue imprudenze. Sentite: «Con Tsipras rimetteremo in discussione due patti capestro. Questo significa difendere la Costituzione nata dalla Resistenza e non violare i principi base come suggerito da Jp Morgan».
Ora, sarà per elaborare l'esaurimento della spinta propulsiva greca, sarà perché anche Tsipras negli anni era già stato superato da altri fantasmi come Pablo Iglesias, Jeremy Corbyn, Jean-Luc Mélenchon, sta di fatto che nessuno dei vecchi ultras ha voluto commentare le elezioni greche eccetto Luciana Castellina che, intervistata da Giuseppe Falci dell'Huffigton Post, ha mantenuto il suo brillante temperamento.
Ha riconosciuto la sconfitta ma ha aggiunto, maliziosa, che in Italia il Pd sta messo peggio di Tsipras. In attesa di proclamare nuovi modelli, la lezione per la sinistra resta solo e sempre una: il migliore modello è non seguire la moda.
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