Sulle banche, in Italia, Dio non voglia, siamo a un passo dalla crisi sistemica. E la garanzia di 150 miliardi di euro dataci con una velocità mai vista dalla Commissione europea a sole 48 ore dalla Brexit ne è la prova. Paura nera che la crisi nel nostro paese potesse estendersi a tutta l'area euro. Per questo, anche se nessuno lo dice, Matteo Renzi è stato strafelice per gli esiti del referendum britannico. La Brexit, infatti, gli ha dato modo di mettere nel calderone della crisi prodotta dall'uscita del Regno Unito dall'Unione europea la sostenibilità economica e finanziaria delle banche italiane. Una patata bollente che scottava da mesi nelle mani del premier (si fa per dire) e che lui non ha saputo gestire.
Dopo la Brexit, invece, può scaricare le sue responsabilità sull'incertezza dei mercati, sull'instabilità seguita al referendum inglese e invocare queste circostanze eccezionali per aggirare le regole europee sul salvataggio delle banche in crisi. Approfittando del momento per ottenere dalla Commissione europea concessioni che mai sarebbero arrivate. Leggendola così, con occhi cinici, a Renzi meglio non poteva andare.
Il suo rapporto con il settore bancario non è mai stato sereno. I tre decreti con cui è partito una volta al governo (quello di gennaio 2015 di trasformazione delle banche popolari in società per azioni e i due di novembre 2015: quello con cui è stata recepita la normativa europea sul cosiddetto «bail-in» e quello del fallimento assistito di Etruria, CariFerrara, CariMarche e CariChieti) lo hanno subito affossato, causando una crisi di fiducia degli italiani nei confronti del sistema creditizio che ha generato «panico finanziario», per cui i risparmiatori hanno cominciato a ritirare i loro depositi in essere e/o a non portare più in banca le proprie piccole disponibilità.
Renzi conosce benissimo la condizione delle banche italiane, ma piuttosto che metterne in sicurezza i bilanci, ha pensato a sistemare gli «affari di famiglia» del giglio magico. Tutto il tema dei crediti deteriorati, per esempio, deriva proprio dalla valutazione che ne è stata fatta in occasione del fallimento pilotato delle quattro banche care al premier a novembre 2015. E da allora non si è ancora trovata una soluzione.
Con la sua gestione del potere, il presidente del Consiglio il problema delle banche l'ha creato. E adesso vuole usare la Brexit per uscirne. Sperando che l'elettorato non si renda conto di questo magheggio. L'ultimo tentativo prima dell'uscita del Regno Unito dall'Ue era stato il Fondo Atlante, ma anch'esso si era rivelato un flop. Allo stesso modo, i 150 miliardi di garanzia concessi non sono affatto quello che chiedeva Renzi, vale a dire la ricapitalizzazione delle banche fallite/in via di fallimento o la sospensione del «bail-in» e, appunto, la risoluzione dei crediti non performanti. E infatti continua a trattare, senza esito, con l'Europa per ottenere quel che vuole. Ma quel che preoccupa è il dato che emerge dagli accordi europei degli ultimi giorni: l'Unione concede i 150 miliardi di garanzia per le banche in buona salute qualora queste vengano a trovarsi a corto di liquidità. Il che vuol dire che il sistema è sull'orlo del collasso.
C'è qualcosa di genuinamente folle nel modo in cui Renzi e i suoi stanno gestendo i dossier bancari. Dapprima fanno trapelare la notizia che il governo era pronto a mettere in campo 40 miliardi per fronteggiare la crisi bancaria. La cosa ha quindi fatto saltare la mosca al naso ad Angela Merkel, che ha risposto «Nein». Come se non bastasse, l'unico sì che il governo ha incassato è quello per una maxi-garanzia di liquidità.
La pellicola che il governo sta proiettando è dunque la seguente: all'indomani di Brexit, il governo italiano pensa bene di diffondere tramite una «fuga di notizie pilotata» l'idea che in Italia vi sia una grave crisi bancaria, per fronteggiare la quale urge un intervento statale da 40 miliardi di euro. La Germania e la Commissione non danno segno di voler fare alcuna apertura. In pochissimo tempo, i titoli azionari delle banche italiane crollano. E il calo delle banche italiane supera di gran lunga quello dei altri titoli bancari europei: il tonfo non è (solo) dovuto a Brexit, ma è da attribuire ai geni della comunicazione di Palazzo Chigi.
Il governo italiano ha ottenuto lo sblocco di una maxi-garanzia sulla liquidità. A chi/cosa serve? Forse ai pazienti della clinica-Atlante, leggi Veneto Banca e Popolare di Vicenza? E se per l'Italia serve nuova liquidità per le banche, è segno che è in atto una emorragia di depositi? E se così fosse, il governo è consapevole di come i mercati leggeranno questo fenomeno e come reagiranno? Sulle banche il presidente del Consiglio si gioca l'osso del collo e finora non ha fatto altro che creare ancora più confusione e incertezza. Con l'Italia che fa in Europa la solita figura del paese dei furbetti impotenti e vendicativi. Presidente del Consiglio in primis, con inutili annesse accuse da parte sua alla Germania della Merkel e alle sue banche piene di titoli tossici. Per questo abbiamo tentato di riportare un po' di serietà e abbiamo già depositato una proposta di legge per l'istituzione di una Commissione bicamerale di inchiesta che faccia chiarezza sui fatti anomali avvenuti nel settore bancario italiano.
Ma ovviamente Renzi non ha nessuna intenzione che si faccia davvero qualcosa per conoscere il reale stato delle banche italiane e agire di conseguenza. A lui interessa solo lo scaricabarile e la conservazione del potere. Ma ha poco da stare allegro, sia sul fronte della politica interna sia su quello dell'economia, perché l'Italia che lui ha prodotto, con due anni e mezzo di politiche di governo scellerate, se la passa male. Ed è pronta a presentargli il conto al referendum di ottobre. Per mandarlo a casa e ricominciare con un nuovo corso. Il bluff del ragazzo di Rignano sull'Arno è stato scoperto. È bastato davvero poco, non ci aspettavamo fosse così facile. D'altronde, statisti non ci si improvvisa. Per governare un paese come l'Italia ci vuole ben altro.
E per invertire il giudizio che il paese dà su Renzi e sul suo governo a poco servono il terrorismo del Centro Studi Confindustria e gli endorsement di qualche organizzazione comprata e venduta sul mercato delle marchette. Per gli italiani il re Renzi è nudo, ivi compreso l'ultimo disperato gioco in tema di concessioni sulla legge elettorale. Basta, non se ne può proprio più.
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