Il sollievo di Mattarella: soluzione in extremis ma è stato evitato il crac

Passa la linea proposta domenica: "Itinerario lungo e complesso". Oggi giuramento alle 16

Il sollievo di Mattarella: soluzione in extremis ma è stato evitato il crac

E alla fine Savona s'è spostato, Salvini si è piegato, Di Maio si è genuflesso e Cottarelli è tornato a casa. Messa così, al Quirinale non possono che essere soddisfatti, perché la soluzione trovata è quella che Sergio Mattarella aveva proposto già da domenica. «Mettetelo da un'altra parte. Ovunque, ma non all'Economia». Quattro giorni dopo gli hanno dato retta e ora il professore antieuro andrà alle Politiche comunitarie, da dove forse spaventerà di meno Ue e mercati. Certo, al suo posto c'è un altro eurocritico e antitedesco come Giovanni Tria, docente a Tor Vergata, però, insomma, non si può avere tutto. E Tria non vuole uscire dalla moneta unica. In più, agli Esteri è finito Enzo Moavero Milanesi, che non è proprio un pericoloso sovversivo antisistema.

La svolta è arrivata a un passo dal fallimento, a un centimetro dalle elezioni anticipate, a un soffio dalla tempesta finanziaria: si spera solo che adesso le acque si calmino un po'. Ci sono voluti tre mesi, due esplorazioni, due incarichi falliti e 300 punti di spread. Poi però, in extremis, il capo dello Stato ce l'ha fatta e l'Italia ha un governo politico. Cioè, la cosa più adatta per fronteggiare questo momento, come ha spiegato Carlo Cottarelli, convocato sul Colle alle 19,30 per rimettere il mandato. «Un esecutivo politico è di gran lunga la migliore soluzione per il Paese, perché evita l'incertezza che sarebbe scaturita con nuove elezioni - ha detto tra gli inconsueti applausi della stampa - Sono sollevatissimo, ma è stata una faticaccia. Ora torno a controllare i conti pubblici». Il presidente lo ha ringraziato «per la serietà del suo lavoro». La soddisfazione è palese: «Grazie per aver seguito tutto questo lungo e complesso itinerario che ha portato alla formazione del nuovo governo - dice ai giornalisti nella loggia alla Vetrata -. Buon lavoro per il futuro».

E ora ritocca a Giuseppe Conte, riconvocato al Quirinale alle nove di sera, premier tecnico alla «guida» di un governo molto politico, un profilo scolorito, probabile ostaggio dei soci forti Di Maio e Salvini. Insediamento lampo, i problemi: oggi il giuramento, presto i sottosegretari, martedì la fiducia.

La nomina di Conte è una delle sconfitte parziali che Mattarella ha dovuto incassare per portare a casa il risultato finale. Nel corso di questi mesi il capo dello Stato è stato accusato di aver lasciato fare i partiti, di eccessivi cambi di schema, di essere prima troppo morbido e poi troppo duro, di aver provocato la seconda impennata dello spread.

Invece adesso, a bocce quasi ferme, dal Colle fanno notare quanto il no al primo tentativo di Conte, quello con Paolo Savona alla casella dell'Economia nonostante il parere negativo del presidente, fosse un scelta obbligata e felice. Tenendo il punto Mattarella ha «difeso le sue prerogative» e salvato «il futuro dell'istituzione da un depotenziamento». È vero, il professor Savona è ancora al governo, ma, dicono, «non c'è mai stato un veto sulla persona» e comunque quello che conta è il risultato, aver evitato sul filo di lana un crac del sistema e le elezioni anticipate al buio, magari sotto attacco della speculazione.

Una crisi interminabile, la più lunga della storia della Repubblica, è stata risolta. Una legislatura che sembrava nata morta può partire. Uno scioglimento anticipato, che appariva l'esito più probabile, è stato scongiurato.

Di Maio, che minacciava l'impeachment, è dovuto salire con il cappello in mano per scusarsi. E Salvini, che voleva il voto, ha capito di non poter esagerare. È stato un film pieno di colpi di scena, bisogna capire se siamo davvero all'ultimo ciak.

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