E se il gioco del M5s, con il varo odierno del reddito di cittadinanza, fosse lo stesso, leggendario, di Achille Lauro? L'armatore prestato alla politica è passato alla storia per i suoi poco ortodossi sistemi di «gestione del consenso» elettorale, dalla distribuzione di banconote divise a metà al «regalo» agli elettori di scarpe rigorosamente spaiate: la sinistra erogata ai comizi, prima delle urne, la destra dopo il voto. L'ipotesi è maliziosa, ma anche senza scomodare Andreotti, sul punto almeno un po' è lecito pensare male. E ipotizzare che il varo a due velocità del reddito di cittadinanza, i cui primi richiedenti potranno evitare i paletti più stringenti - che integrano le famose «norme anti-furbetti» - previsti dal nuovo decreto che verrà convertito alla fine del mese, sia un modo di strizzare l'occhio all'elettorato pentastellato, entrato in crisi d'affezione con il Movimento. E pazienza se il rischio è che, una volta passate le elezioni europee che Di Maio aspetta come uno studente traballante attende le pagelle, invece della seconda scarpa, ai malcapitati beneficiari-ma-forse-non-aventi-diritto la sorpresa avrà le forme di una richiesta di rimborso.
Insomma, oggi si aprono le danze, una platea maggiore di quella dei reali beneficiari comincerà a far piovere domande per l'agognato reddito di cittadinanza, a maggio arriveranno i primi bonifici - doppi, perché validi per le prime due mensilità - sulle card distribuite da Poste Italiane, poi si andrà alle urne per le Europee e subito dopo c'è il concreto rischio di una pioggia diversa: non di soldi ma di richieste di rimborso e di conseguenti contenziosi. Non è scontato che le nuove norme siano previste dal Parlamento come retroattive, ma gli ingredienti per un pasticcio - che la ricetta sia consapevole o meno - ci sono tutti.
Tanto che il capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera, Francesco Lollobrigida, lancia l'allarme e chiede al leader leghista e vicepremier, Matteo Salvini, di «fermare la follia del reddito di cittadinanza». Secondo l'esponente del partito di Giorgia Meloni, il «caos che si sta generando attorno al reddito di cittadinanza è a dir poco surreale». E la misura-bandiera del M5s, definita «mancia pre-elettorale» dal capogruppo a Montecitorio di Fdi, sarebbe erogata non solo «senza alcun vero controllo preventivo», ma tra «migliaia di segnalazioni di cambi di residenza fittizi e altri metodi di elusione legati alla possibilità di ricevere il reddito». Così come, per Lollobrigida, anche il ricorso «d'urgenza» ai Caf per tentare di far fronte alla mole di domande «è privo delle adeguate garanzie di controllo e trasparenza». Tanto che la naturale conclusione di questa «follia», spiega il deputato di Fdi appellandosi a Salvini per «impedire lo scempio dei soldi dei cittadini onesti», è che verranno «elargiti soldi potenzialmente a centinaia di migliaia di non aventi diritto», con una procedura di recupero che, guarda caso, partirebbe comunque «alla fine della campagna elettorale».
Quel che è sicuro è che molti dei nuovi vincoli previsti, per esempio per i richiedenti che hanno cambiato residenza (vanificando, per esempio, quelli fatti nel trimestre precedente alla domanda), scatteranno solo con la conversione del nuovo decreto.
Insomma, questa «finestra» lasciata aperta, che permetterà anche a chi non avrà diritto di qui a un mese a chiedere il reddito di cittadinanza, rischia di creare pericolosi spifferi di incertezza e ambiguità. Ma, forse, anche di far soffiare un po' di vento nelle sgonfie vele del consenso del Movimento.
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