Cronache

Spada resta in cella M5S manifesta a Ostia ma dimentica la mafia

Il Gip ha confermato l'aggravante mafiosa Proteste perché il corteo evita la zona del clan

Spada resta in cella M5S manifesta a Ostia ma dimentica la mafia

Ostia (Roma) Roberto Spada resta in carcere. Il gip Anna Maria Fattori ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare in carcere riconoscendo a Spada l'aggravante del metodo mafioso. La decisione arriva mentre a Ostia va in scena l'atteso corteo contro la mafia, di cui si sono subito impadroniti «gruppettari» e 5 Stelle.

Nel carcere di Regina Coeli, dunque, è stato interrogato Roberto Spada, in stato di fermo per aver aggredito, prima con una testata poi a colpi di spranga, la troupe di Rai2. Nonostante le immagini registrate parlino chiaro, davanti ai magistrati Spada si è difeso: «Ho reagito così perché quel giornalista mi ha provocato», le sue parole. «Non mi riconosco in quel video - ha continuato -. So di aver fatto una fesseria a comportarmi in quel modo. Quando il giornalista è entrato in palestra mi sono innervosito». Spada, accusato di lesioni e violenza privata aggravate dal metodo mafioso e dai futili motivi, secondo un copione da malavitoso non ha fornito indicazioni sull'altro uomo presente al momento del pestaggio, spiegando di non essere in grado di dire chi fosse. Giustificazioni che non sono servite a nulla, tanto che il gip ha confermato l'aggravante mafiosa ipotizzata nella richiesta di arresto dei pm della Dda Ilaria Calò e Giovanni Musarò.

Intanto il corteo sfiava nel X Municipio sciolto per mafia dopo l'arresto del presidente Pd Andrea Tassone per una tangente da 15mila euro versata da Salvatore Buzzi. Ma, paradossalmente, gli organizzatori avevano evitato di includere nel percorso il quartiere dominato dal clan. La sfilata anti mafia, ma senza disturbarla nel suo territorio. Alla fine alcuni dei circa 2mila manifestanti hanno protestato e ottenuto di deviare per arrivare fino alla palestra degli Spada.

Il copione del corteo ha poi virato dalla mafia ai soliti slogan anti fascisti, a partire dalla colonna sonora, «sparata» da altoparlanti montati su un furgone, il gruppo Assalti Frontali, inframezzata da canti di lotta (Fischia il vento, Bella Ciao). «Casa Lavoro Dignità. No alla Violenza Fascista», recita lo striscione rosso sostenuto dai manifestanti in testa al corteo, seguito dalla prima cittadina. «La Raggi si metta dietro» gracchia il megafono. Su i cartelli: «Antifascisti sempre», «Contro ogni forma di violenza», «Tutti contro la mafia» ma anche slogan contro l'amministrazione comunale: «Raggi. Ma quale passeggiata. Ostia è stata abbandonata».

La sindaca, scesa dall'auto di servizio, viene circondata da cronisti e fotografi. E stavolta non pare disturbata come al solito da flash e microfoni. Anzi. Non una parola, un solo slogan, di solidarietà al giornalista Daniele Piervincenzi e all'operatore Edoardo Anselmi di Nemo, brutalmente aggrediti da Spada durante un'intervista. Tantomeno nessun cartello per difendere la libertà di stampa. Al contrario, a margine della manifestazione i cronisti vengono insultati, ancora una volta, dai militanti pentastellati: «Fate schifo, siete delle mosche, servi del potere». Per il senatore Morra: «Un conto è la violenza fisica, altro quella verbale». E Luciano Nobili, responsabile Pd città metropolitana, attacca: «Questa è la loro solidarietà?. Non ci stupisce se arriva da chi fino a poco tempo fa incassava il sostegno elettorale del clan Spada. Semplicemente indegni».

Sempre a Ostia, ironia della sorte, ieri pomeriggio l'ex brigatista Barbara Balzerani, la «primula rossa delle Br», mai pentita, ha presentato il suo ultimo libro in un circolo culturale a pochi passi dal suo ex covo di via Galli della Mantica, dove, nel 1985, è stata arrestata.

Contro il fascismo, ma non contro le Br.

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