Spesi 70mila euro in creme Le ministre si scusano umiliandosi in diretta tv

Scandalo in Giappone: sperperato soldi pubblici in cosmetici e ventagli. Il Paese non perdona: dimissioni e pubblica gogna

Yuko Obuchi fa l'inchino e si dimette da ministro dell'Industria giapponese
Yuko Obuchi fa l'inchino e si dimette da ministro dell'Industria giapponese

Quando la tentazione vince sull'ambizione allora succede come a Yuko Obuchi, promessa della politica giapponese, ministra giovanissima e rampantissima della giustizia, accusata di aver speso tra il 2007 e il 2012 più di 10 milioni di yen, circa 74mila euro, in creme di bellezza. Scivolata brutta e imperdonabile in un Paese dove ancora il rispetto per la buona condotta hanno un senso. La ministra avrebbe speso fondi per spese personali ed elargito regali ai suoi, qualche biglietto di teatro gratis, qua e là. E se qui in Italia siamo ormai abituati a storie di questo tipo, in Giappone no. Il Paese del Sol levante deluso e profondamente offeso, ha preteso - e immediatamente ottenuto- scuse e dimissioni con doloroso e dispiaciuto mea culpa pubblico.

Carriera addio. È finita così, nel peggiore dei modi possibili per la bella ministra, figlia della migliore borghesia, cresciuta in un ambiente protetto e d'elite, il padre un nome di peso, l'ex premier Keizo Obuchi. Lei appena 40enne, elegante e telegenica, madre di due figli, era considerata l'immagine giusta per convincere l'opinione pubblica più scettica della necessità di riapertura dei reattori nucleari chiusi dopo il disastro di Fukushima; nel 2011 candidata lei stessa ad un futuro da premier, astro nascente per la politica giapponese, in un mondo dove ancora la percentuale di maschi al potere è altissima. Ma la tentazione l'ha fatta cadere. Rovinosamente, perchè il Giappone non perdona e qui la vergogna e il disonore pesano ancora come macigni.

Si è scusata Obuchi. Si è presentata in conferenza stampa per rassegnare le dimissioni, docile e remissiva, occhi bassi e mani giunte lungo le cosce. Un vestito nero formale e a lutto. E guardando la platea, livida e composta si è piegata. Prostrata in un grande e umilissimo inchino. «Offro le mie più sincere scuse per non essere in grado di contribuire alla ripresa economica e alla realizzazione di una società in cui le donne brillano», ha detto visibilmente scossa. La colpa e la vergogna, parole cariche di senso a pesare sulla coscienza. Sulla buona condotta, sull'esempio da dare al prossimo, il Giappone ci ha fondato una cultura, principi presi sul serio, per cui spesso si è disposti anche al suicidio.

È un colpo durissimo per il premier Shinzo Abe, lui che tanto aveva voluto l'effetto quote rosa, operazione per ottenere nuova popolarità e proporre una nuova immagine delle donne nel mercato del lavoro, ora è stato costretto ad accusare il colpo. Ma non solo, a poche ore dallo scandalo Obuchi ecco che è stata costratta a dimettersi anche Midori Matsushima, ministro della Giustizia, accusata dall'opposizione di aver violato la legge elettorale.

Come per Obuchi un inciampo di vanità: avrebbe fatto distribuire ventagli-volantini di carta per difendersi dall'afa (del valore di 50 centesimi l'uno) con il suo ritratto e il suo nome agli elettori della sua circoscrizione. Matsushima è inoltre sotto accusa per avere usato un appartamento fornito dal Parlamento mentre teneva le sue guardie del corpo nella sua residenza privata in centro a Tokyo. Dal suo arrivo al potere nel 2012, questo è il colpo più duro per il primo ministro nipponico Shinzo Abe, che aveva voluto le due donne nella sua squadra e ha presentato pubbliche scuse per la situazione.

Sono durate troppo poco le due ministre inebriate dal profumo del potere; erano state nominate appena il 3 settembre scorso nell'ambito di un rimpasto.

A rimpiazzare la giovane rampante ministra all'Industria Yuko Obuchi sarà Yoko Kamikawa, parlamentare quarantenne del Partito liberal-democratico (Pld) del premier, mentre il posto della ministra della Giustizia, Midori

Matsushima, sarà preso da Yoko Kamikawa, sessantuno anni, ex ministra al Declino della natalità.

Ancora una doppia scommessa al femminile per Abe. Ci deve credere e deve sperare che funzioni se non vuole che sia l'ultima.

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