Le spine nel fianco dei grillini "Almeno 15 pronti a disertare"

I malumori tra gli eletti nel M5s e la tentazione di cambiare partito. Rizzetto e Caiata i due registi

Le spine nel fianco dei grillini "Almeno 15 pronti a disertare"

Paolo Bracalini

I parlamentari finora hanno lavorato una manciata di ore (per 13mila euro netti già incassati con bonifico), ma già si sono registrati dei cambi di gruppo, vera specialità del Parlamento italiano. Quasi tutti nel campo del M5s, con gli espulsi da Di Maio ma regolarmente eletti che sono transitati nel «Maie-Movimento Associativo Italiani all'Estero», uno dei componenti del Misto. Proprio tra gli ex grillini, e non solo tra loro, si concentrano i deputati pronti a transitare in altri partiti della futura maggioranza, o comunque a dare l'appggio ad un governo a cui non partecipi il M5s. Per ora i giochi sono sotterranei, bisogna aspettare che lo scenario si chiarisca con le decisioni di Mattarella dopo le consultazioni di domani, per passare all'azione. Uno dei registi dell'operazione sarebbe Salvatore Caiata, presidente del Potenza Calcio, candidato dal M5s in quota società civile di Di Maio, ma subito espulso perché indagato a Siena per riciclaggio. Caiata però era già in lista, come gli altri rinnegati dal M5s, e perciò siede alla Camera in attesa della vendetta su Di Maio. «Ai suoi amici Caiata racconta che il capo politico del M5s lo aveva convinto a sposare la causa grillina e a rifiutare offerte arrivategli da altri partiti promettendogli addirittura il ministero dello Sport - racconta il Foglio -. Ora, stando a quanto ha confidato ai suoi colleghi del Maie, vuole fargliela pagare». Ci sarebbero «almeno» una quindicina di grillini espulsi e parlamentari M5s non di stretta osservanza, pronti a disertare. Altro tessitore di possibili «responsabili» è Walter Rizzetto, anche lui un ex grillino fatto fuori dalla cupola M5s, ora deputato di Fratelli d'Italia. «Io non faccio scouting dice al quotidiano diretto da Claudio Cerasa ma sono uno che parla con tutti e in modo trasversale. E che non ha perduto i contatti coi suoi ex compagni del M5s. È inevitabile che i nuovi eletti pescati da università e enti pubblici sentano meno il vincolo di appartenenza al Movimento. Il malumore per questi inutili tatticismi di Di Maio lo si percepisce, eccome, in parecchi pentastellati». Gli altri grillini espulsi parcheggiati al Misto e perciò sotto osservazione speciale sono Silvia Benedetti, Andrea Cecconi, Antonio Tasso, Catello Vitiello, il massone (ma non l'aveva detto prima di candidarsi coi Cinque Stelle) che si è tenuto molto volentieri il primo stipendio integrale da deputato. A tenerli sotto controllo è Giulia Grillo, capogruppo M5s, ma l'incertezza sulle loro prossime mosse è forte, tutto dipenderà dal successo o dall'insuccesso della strategia di Di Maio, finora inconcludente (si veda il calo di popolarità del grillino di Pomigliano d'Arco). Certo, a destare qualche dubbio c'è la minaccia della multa di 100mila euro inserita nel codice di comportamento fatto firmare dai candidati, per chi cambia casacca una volta entrato in Parlamento. Ma dal punto di vista legale in realtà i deputati che decidano di mollare il M5s rischiano poco.

Lorenzo Borrè, avvocato che ha già vinto diverse cause contro il Movimento 5 Stelle, spiega infatti che «la multa di 100mila euro è incostituzionale, perché in contrasto con l'articolo 67 della Costituzione. Non credo che ci sia un tribunale della Repubblica che riconoscerà mai il diritto all'incasso di questa penale».

Via libera, dunque, ai «responsabili» a cinque stelle.

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