Gli sprechi della Rai: il roaming dei cellulari lo pagano gli italiani

La convenzione tra Viale Mazzini e Consip ha conservato la vecchia tariffa per l'estero

Gli sprechi della Rai: il roaming  dei cellulari lo pagano gli italiani

Roma - Quest'anno i vacanzieri avranno un vantaggio in più nel rimanere all'interno dell'Ue: non pagheranno, infatti, le tariffe di roaming utilizzando il proprio cellulare perché questi extracosti sono stati aboliti. Ma, come diceva un vecchio slogan, il risparmio è «per molti ma non per tutti». C'è un'eccezione: si tratta dei dirigenti, funzionari e dipendenti Rai che hanno in uso un telefono aziendale.

Chi si è recato in vacanza nello spazio Schengen si è visto recapitare il seguente messaggio dall'operatore telefonico: «Buongiorno, si segnala che l'abolizione del roaming in Europa non si applica alla sua utenza in quanto le tariffe sono state negoziate direttamente da Consip. Le attuali tariffe sono disponibili su Raiplace. Cordiali Saluti Direzione AIS». Raiplace è il portale Intranet di Viale Mazzini, mentre AIS è l'acronimo di Asset immobiliari e servizi, la direzione guidata da Marco Brancadoro che si occupa delle gestioni immobiliari e di tutto il facility management della tv pubblica inclusi i servizi di telefonia. Al di là di tutto, la questione è semplice: chi ha un telefonino aziendale Rai all'estero, ora come ora spende di più. Chi paga, invece, è noto: tutti noi visto che con il canone in bolletta gli introiti sono aumentati a 1,9 miliardi nel 2016 anche se non tutto viene trattenuto dalla tv di Stato, ma una parte viene riversata al ministero dell'Economia, socio con il 99,56 per cento.

Quantificare il maggiore esborso non è semplice perché nel bilancio Rai le utenze telefoniche finiscono in un calderone con costi di pulizia, servizi postali che l'anno scorso hanno inciso per 160 milioni di euro. Va tenuto conto, però, che chi opera in ambito media ha necessità di spostarsi all'estero frequentemente per esigenze di servizio. Non si tratta solo di giornalisti, ma anche dei dirigenti che si occupano dell'acquisizione e della vendita dei diritti televisivi. A prima vista, perciò, l'affare realizzato dalla Rai in collaborazione con Consip non sembra dei migliori.

Soprattutto alla luce dei recenti annunci del neodirettore generale Mario Orfeo che nella recente audizione in commissione di Vigilanza ha preannunciato per il 2018 «un rosso significativo nell'ordine degli 80-100 milioni di euro», mentre quest'anno si dovrebbe chiudere in sostanziale pareggio dopo l'utile di 18 milioni nel 2016. Il velato invito alla politica è di ritoccare il canone che quest'anno scene a 90 euro. Tralasciando le polemiche su alcuni mega-contratti come quello per trattenere Fabio Fazio portandolo sull'ammiraglia Rai1, occorre però ricordare il recente invito della Corte dei Conti a prestare massima attenzione alle spese correnti. E di sicuro la telefonia rientra in questo ambito.

La vicenda preoccupa perché sulla centralizzazione degli

acquisti attraverso Consip si fonda parte dei risparmi della spending review. Nel 2016 dovrebbero essersi attestati a 3,5 miliardi. Probabilmente la Rai ne è rimasta fuori. Pier Carlo Padoan farebbe bene a rifletterci sopra.

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