Roma - La capitale d'Italia è anche la capitale delle mafie. Lo conferma una relazione della Direzione investigativa antimafia che fa il punto sul lavoro del 2014. Dal documento risulta innanzitutto che a Roma e nel Lazio sono presenti tutte e tre le principali organizzazioni criminali. Cosa Nostra, scrivono gli inquirenti, è presente il clan agrigentino dei Caruana-Cuntrera, attivo sul litorale romano. La camorra, con i Casalesi e il clan Moccia e Senese di Napoli, è particolarmente radicata nell'area pontina e si «occupa» di edilizia e grande distribuzione. In aumento anche i sequestri ai danni di gruppi legati alla 'ndrangheta, che a Roma gestisce soprattutto il traffico di droga. L'altro aspetto inquietante è che il Lazio continua a essere considerato dalle mafie come la regione ideale per la latitanza. Del resto che il livello di anticorpi nella Capitale sia basso lo dimostra la penetrazione nell'amministrazione locale svelata da «Mafia Capitale».
Ci vorrebbe qualcuno con le antenne sempre alzate, ma proprio ieri è emerso che il sindaco Marino - che da aspirante sindaco e presiedeva la onlus «Immagine», una piccola realtà con soli 5 dipendenti- avrebbe posto la sua firma su due contratti di assunzione di persone mai esistite. La Onlus in questione ora è oggetto di un'indagine che non lo coinvolge. Resta però il dubbio: come fa una persona che non si avvede di cosa succede in una realtà così piccola a tenere alta la guardia sulle infiltrazioni in una macchina grande e complessa come il Comune di Roma? - ad accorgersi di quello che accade in un Comune come quello di Roma? L'ultima prodezza del sindaco-chirurgo la dice lunga sulla reale capacità del primo cittadino di rendersi conto di quello che succede intorno a lui nella città di Mafia capitale.
L'inchiesta sulla onlus fondata da Marino nel 2005 ipotizza il reato di truffa ai danni dello Stato e secondo Libero e Il Tempo è vicina alla chiusura. Marino si è sempre detto parte lesa in questa vicenda e l'inchiesta che ora coinvolge la sua ex onlus potrebbe essere partita da una denuncia che avrebbe presentato lo stesso sindaco tra il 2011 il 2012 dopo aver subito una serie di furti con scasso nei locali dell'ente benefico.
Fatto sta che l'indagine ha fatto il suo corso e nel mirino del pm Pantaleo Polifemo sono finiti tre contratti firmati da Marino in qualità di presidente e legale rappresentante della onlus, uno a tal Carlo Pignatelli, informatico, che ora è indagato, e gli altri due a due persone che la Finanza ha scoperto non essere mai esistite. Due teste di legno.
Pignatelli avrebbe incassato tutti e tre gli stipendi e la onlus, grazie ai falsi contratti, avrebbe incassato sgravi fiscali non dovuti.Marino aveva già fatto sapere all'epoca in cui il caso scoppiò che lui si occupava solo della parte scientifica dell'attività della onlus e ieri ha tagliato corto: «Querelo».
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