Lo Stato dalle tasche bucate spreca una manovra e mezzo

Studio della Cgia di Mestre: buttati 29 miliardi all'anno Trasporti, sanità e sussidi indebiti creano la voragine

La montagna di sprechi e di inefficienze della pubblica amministrazione sfiora ormai i 29 miliardi di euro l'anno. È quanto emerge da una elaborazione dell'Ufficio studi della Cgia di Mestre che ha raccolto i dati di alcune analisi relative alla cattiva gestione della spesa pubblica in Italia.

In particolare, una recente ricerca di Ferrovie dello stato in collaborazione con The European House Ambrosetti ha evidenziato che il trasporto pubblico locale spreca 12 miliardi di euro l'anno. Cifra verosimile e forse arrotondata al ribasso se si osserva lo stato finanziario pietoso delle municipalizzate di Roma, Napoli e Torino. In seconda posizione figurano i 6 miliardi di euro censiti dalla Guardia di Finanza nell'attività di supporto alla spending review. Le Fiamme Gialle hanno rilevato ben 5,4 miliardi di danni patrimoniali allo Stato per sprechi o irregolari gestioni delle risorse pubbliche, 437 milioni di euro per contributi indebitamente percepiti a carico sia del bilancio nazionale che degli enti locali e 164 milioni di euro per truffe al sistema previdenziale e sanitario. Altri 6 miliardi sono rappresentati dal conto delle risorse dilapidate in campo sanitario secondo una ricerca condotta dall'Ispe. Infine 4,9 miliardi sono i sussidi destinati al contrasto della povertà che, in base ai calcoli effettuati dall'Inps su sollecitazione del presidente Tito Boeri, sono indebitamente percepiti da soggetti abbienti.

Considerato che la legge di Bilancio 2018 che vale poco più di 23 miliardi, lo scempio di risorse pubbliche vale circa una volta e mezza la sua portata. Le conseguenze sono, pertanto, due: combattendo gli sprechi si potrebbe evitare l'incremento del deficit oppure moltiplicare gli stanziamenti della manovra, magari per un abbassamento generalizzato della pressione fiscale.

«Nella legge di Bilancio la gran parte dei 2,9 miliardi di euro di spending review si concentrerà sulla riprogrammazione di alcuni trasferimenti alle Ferrovie dello Stato e sul depotenziamento del fondo per le esigenze indifferibili», ha dichiarato il coordinatore dell'Ufficio studi della Cgia Paolo Zabeo sottolineando che «ancora una volta si interverrà riducendo soprattutto i servizi ai cittadini, senza intaccare seriamente la spesa pubblica improduttiva».

«Per pagare meno tasse - ha affermato il segretario della Cgia Renato Mason - è necessario che il governo agisca sul fronte della razionalizzazione della spesa pubblica, tagliando sprechi, sperperi e inefficienze della macchina pubblica». La situazione, conclude la Cgia, assume una dimensione ancor più preoccupante se si tiene conto delle stime del Fondo monetario internazionale.

Secondo gli esperti di Washington, se la nostra amministrazione pubblica avesse una qualità omogenea nei servizi (scuola, trasporti, sanità, ecc.) adeguandosi ai migliori standard di alcuni territori del Paese, il nostro Pil aumenterebbe di 2 punti (oltre 30 miliardi di euro) all'anno.

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