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La strana paura di rinunciare alla paura

È incredibile quanto l'abitudine sia un potente isolante. Ci siamo abituati al Covid come peste del secolo e non vogliamo rinunciare alla paura che esso incute

La strana paura di rinunciare alla paura

È incredibile quanto l'abitudine sia un potente isolante. Ci siamo abituati al Covid come peste del secolo e non vogliamo rinunciare alla paura che esso incute. C'è chi pensa che ci sia anche lo zampino interessato di alcuni politici, che hanno fatto i conti con una società spaventata e dunque controllata. D'altra parte quando hai inserito una dose di veleno nel corpaccione molle delle nostre società, impaurite appunto, è difficile trovare un immediato antidoto. E così oggi i responsabili massimi dell'informazione pandemica ci mettono ancora paura. «Non dobbiamo far circolare il virus» dicono Locatelli e Brusaferro. Dobbiamo prevedere controlli e restrizioni. Nuove dosi di vaccino, minori contatti interpersonali, pochi concerti e pochi scherzi, il nemico ti guarda. Poi ti accorgi che gli stessi che ti mettono paura hanno commesso un errore. Hanno commissionato una ricerca ad Antonino Giarratano, che presiede la società scientifica di anestesisti, rianimatori e terapisti del dolore. «Questa indagine ha rivelato Giarratano ieri al Corriere della Sera, nascosto in un boxino a fondo pagina - ci restituisce un dato qualitativo: chi sono i pazienti delle rianimazioni? Sono in rianimazione a causa del Covid o sono solo incidentalmente risultati positivi? Se nelle prime tre ondate oltre il 90% dei positivi era in terapia intensiva per polmonite grave oggi il 70-80% dei degenti è ricoverato per altre serie patologie ed è solo positivo al test». Avete capito cosa sostiene? Che quando i giornali vi dicono allarme terapie intensive, scrivono di fatto una falsità. Le terapie intensive sono popolate, purtroppo, da pazienti: ma non per colpa del Covid. Una gran parte saranno pure positivi al Covid, ma non è per quella ragione che sono in terapia intensiva. Si ha come l'impressione che non si voglia mollare la stagione dell'emergenza sanitaria, che le star del sistema vogliano continuare a parlare e dettare legge e comportamenti, e che la politica possa usare la pandemia come pannicello freddo per calmare i prossimi bollori.

La verità è che ad ottobre ci attende una vera emergenza: quella energetica. La Germania già sta tagliando le forniture.

Noi come i tedeschi siamo a rischio di vedere non solo i riscaldamenti, ma gran parte della nostra industria manifatturiera in terapia intensiva alla canna del gas. E questi giocano con la paura del contagio ai concerti dei Maneskin. Roba da pazzi.

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