Lo strano caso dell'intercettazione. Ora scende in campo anche il Pg

"Non risulta alcuna traccia di questa telefonata". Il chirurgo accusato di truffa resta ai domiciliari

Il caso Crocetta ha definitivamente perso la sua connotazione siciliana ed è ora materia di esame per l'amministrazione giudiziaria della Capitale. Il procuratore generale della Cassazione, Pasquale Ciccolo, ha infatti chiesto una relazione al procuratore generale di Palermo, Roberto Scarpinato, sulla vicenda della presunta intercettazione tra il governatore siciliano e il medico Matteo Tutino nella quale quest'ultimo avrebbe affermato: «Lucia Borsellino deve fare la fine del padre».

La richiesta ha lo scopo di verificare se vi siano «profili di competenza» per la Suprema corte, titolare dell'azione disciplinare nei confronti dei magistrati. La procedura, pertanto, rientra nella normale prassi che ha ad oggetto vicende riguardanti i giudici. Ieri pomeriggio si è, infatti, riunito il comitato di presidenza del Consiglio superiore della magistratura per esaminare l'interpellanza del componente laico in quota Forza Italia, Pierantonio Zanettin, che aveva richiesto l'apertura di una pratica. «La diffusione a mezzo stampa di una intercettazione telefonica, riguardante il presidente Crocetta, che la Procura della Repubblica dichiara non essere agli atti e che il settimanale invece conferma, precisando addirittura essere contenuta in un fascicolo secretato, deve essere immediatamente chiarita», ha scritto Zanettin. Una decisione sarà presa nella riunione di martedì prossimo.

Occorre, infatti, ricordare che ben quattro Procure della Repubblica hanno negato l'esistenza dell'intercettazione. Lo ha ripetuto il procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi. In un'intervista al Corriere ha ribadito che «il clima di ostilità nei confronti di Lucia Borsellino è stato faticosamente ricostruito e conferma che l'intercettazione non esiste: avrebbe fatto comodo all'accusa, ma purtroppo non c'è». Dopo analoghi dinieghi da parte delle Procure di Catania e di Caltanissetta, ieri è giunto anche il no di Messina. «Non risulta alcuna traccia di questa telefonata nei nostri uffici. Siamo assolutamente certi che non ci sia alcun elemento al riguardo qui in Procura a Messina», ha dichiarato il procuratore capo Guido Lo Forte.

Due, perciò, sono le possibili spiegazioni di questa strana circostanza. O l'Espresso ha preso una cantonata sull'intercettazione e questa tesi appare improbabile.

Oppure, molto più verosimilmente, il settimanale è entrato in possesso di registrazioni acquisite e secretate, ma che le Procure non possono utilizzare né nella fase investigativa né, pertanto, in quella dibattimentale. Intanto, ieri il Tribunale del Riesame ha respinto l'istanza di scarcerazione di Tutino: il chirurgo accusato di truffa resterà ai domiciliari.

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