La strategia di Forza Italia per mettere all'angolo Toti

Il governatore spiazzato dalla proposta di Berlusconi di fondere gli azzurri con la Lega. Gelmini: spero resti

La strategia di Forza Italia per mettere all'angolo Toti

Inutile negarlo: l'idea di fondere Forza Italia con la Lega, lanciata da Silvio Berlusconi al vertice di mercoledì scorso, ha spiazzato anche gli azzurri. Ma uno dei primi obiettivi del presidente, spiegano fonti del partito, era anche tattico: togliere margini di agibilità a Giovanni Toti. Se il no di Matteo Salvini era più che atteso, scontato, è il governatore della Regione Liguria a essere rimasto almeno temporaneamente con una voce politica meno distinguibile e senza la forza di fuggire per fondare un partito che sfondi.

La posizione di Toti è stata «scavalcata» dalla proposta di Berlusconi, che ancora una volta spera di ridare a Forza Italia la centralità perduta. Ciò che avverrà può dirlo solo il tempo. L'ingrediente principale della ricetta: parlare ai ceti medi, lavoratori e imprenditori, rimasti delusi dalla politica economica del governo gialloverde. «Toti? Non vado a iniziative di altri partiti e lui non è ancora un partito» ha tagliato corto anche lo stesso Salvini ieri a Recco a proposito dell'ex delfino del Cavaliere.

Ora Berlusconi punta a ricostruire il partito, anche infrangendo un tabù di lunghi anni: lo statuto che impedisce la «contendibilità» reale delle cariche. Se il leader indiscusso rimane lui, i coordinatori saranno individuati con procedure democratiche quali congressi o primarie. Entrambe le soluzioni sono state ipotizzate al vertice, così come indire congressi comunali, provinciali, regionali. Berlusconi ha aperto al congresso nazionale in autunno, nonostante a qualcuno sia sembrata solo acqua sulle ferite.

La segreteria politica del 25 giugno sarà un passaggio chiave. Si è parlato di un coordinamento nazionale con tre o cinque capi e sono circolati i nomi di Gregorio Fontana al Nord, Sestino Giacomoni al Centro e Mara Carfagna al Sud. Ma la formula è ancora in fieri.

«Il destino di Fi è essere il centro della coalizione. Dobbiamo essere alleati con la Lega, ma differenti, con una nostra identità in economia, in Europa e nelle politiche migratorie» spiega la capogruppo alla Camera, Mariastella Gelmini. «Confrontarci senza accapigliarci - un altro punto -. Non risvegli l'elettorato con una classe dirigente litigiosa». Allusione a Toti? «Mi auguro rimanga dentro - risponde Gelmini - anche se si è spinto in là». E la presidente dei senatori, Anna Maria Bernini: «La strada è tagliare le tasse con una vera flat tax, rinunciando a reddito di cittadinanza e a quota 100».

Mettere insieme Sud e Nord uno dei grandi temi. Mara Carfagna accusa il ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, di aver taciuto per motivi elettorali sulla crisi della Whirlpool a Napoli.

L'europarlamentare Massimiliano Salini, appena nominato commissario azzurro in Lombardia, eletto nel Nord Ovest, nel collegio in cui ha optato Berlusconi, ha una sua teoria: «Fi riparte con una proposta alternativa del ceto medio intraprendente del Nord, che da sempre ha creato lavoro e sceglie obtorto collo la Lega perché di qua non c'è alternativa. Il lavoro lo genera l'impresa e non il governo».

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