Le strategie di Bankitalia contro il rischio deflazione

Roma. «L'economia deve essere aiutata da ulteriori cambiamenti strutturali: è evidente che non possano esserci tassi negativi in eterno». Il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, in un'intervista concessa ieri al quotidiano economico tedesco Handelsblatt, ha nuovamente incalzato il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, a intraprendere un percorso sinceramente riformista. «Senza il programma di acquisto dei bond il tasso di inflazione sarebbe sostanzialmente più basso di quanto sia e attualmente registreremmo un arretramento dei prezzi più forte», ha aggiunto. Senza l'effetto trainante della maggiore liquidità immessa sul mercato dalla Banca centrale europea, il nostro Paese si dibatterebbe in difficoltà ben più gravi di quelle che affronta. Ecco perché le parole di Visco suonano come un avvertimento al premier molto più amichevole di quello che gli ha recapitato la Commissione Ue attraverso le Raccomandazioni specifiche.

Cerchiamo di analizzare nel dettaglio quelle che possono sembrare affermazioni generiche. In primo luogo, il governatore ha risposto per le rime al collega della Bundesbank, Jens Weidmann, che martedì scorso su Repubblica aveva stigmatizzato la tendenza tutta italiana a stimolare la crescita solo attraverso l'indebitamento. «La ripresa è fragile ma c'è», ha replicato indirettamente Visco aggiungendo che «vediamo finalmente aumentare gli investimenti e l'occupazione cresce grazie alle riforme e gli stimoli del governo, mentre le esportazioni hanno mantenuto la loro forza». Allo stesso modo, la Bce ha fatto «quello che andava fatto» e «il programma ha funzionato», cioè non ha buttato denaro ma ha aiutato l'Eurozona a non avvitarsi in una recessione senza fine.

Ora le munizioni stanno per terminare, salvo che non si voglia stampare moneta da regalare ai cittadini, ipotesi osteggiata dalla Germania. «Corriamo ancora un concreto rischio di deflazione», ha concluso sottolineando che «è la cosa peggiore che possa capitarci: con questa si rischiano fallimenti ed effetti molto negativi sull'economia reale». Toccherà, perciò, ai singoli governi adottare politiche che facciano crescere l'inflazione. Ma quest'ultima cresce se crescono la produzione e l'occupazione, cioè il reddito disponibile.

E poiché non si può stampare moneta, c'è solo un modo per far ripartire l'economia: tagliare le tasse, diminuire le spese correnti e aumentare quelle per gli investimenti. Ma Renzi sulla spending review finora non ha raggiunto grandi obiettivi e le parole del governatore rimarranno, probabilmente, lettera morta.GDeF

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