Aspetteranno il processo a piede libero. Per Mattia Lucarelli, figlio dell'ex attaccante Cristiano, e Federico Apolloni, i due calciatori 23enni del Livorno rinviati a giudizio a maggio insieme a tre loro amici con l'accusa di violenza sessuale di gruppo nei confronti di una studentessa universitaria americana di 22 anni in Italia per uno stage, sono venute meno le esigenze cautelari. Dopo essere stati agli arresti domiciliari per tre settimane, ai due ragazzi era stato imposto l'obbligo di dimora a Livorno e il divieto di uscire di casa dalle 20 alle 8.
È stato il gup milanese Roberto Crepaldi, lo stesso che dallo scorso 13 febbraio aveva imposto ai due indagati, incensurati, di non lasciare la città toscana, a ritenere che non sia più necessaria alcuna misura restrittiva dal momento che, in oltre 4 mesi, Lucarelli e Apolloni non hanno violato le prescrizioni e non hanno avuto alcun comportamento tale da far pensare a una possibile reiterazione del reato. Fino alla fine di settembre, dunque, quando è in programma l'udienza preliminare, i due calciatori potranno condurre una vita normale, senza limitazioni. I due hanno sempre respinto ogni accusa, sostenendo che la ragazza fosse consenziente. Per smontare la ricostruzione della Procura la difesa ha dato mandato ai propri consulenti di accertare lo stato di alterazione della ragazza, la quale la notte della violenza aveva bevuto: l'intenzione è stabilire quanto fosse ubriaca e se quindi fosse o meno in grado di dare il consenso.
La Procura, da parte sua, sta aspettando l'esito di un'altra consulenza che, a conferma della ricostruzione accusatoria, dovrebbe dimostrare che la studentessa, per via dei drink, era stordita al punto da non essere minimamente lucida. Il presunto stupro sarebbe avvenuto a Milano nella notte il 26 e il 27 marzo dell'anno scorso. Lucarelli e Apolloni erano con tre amici quando hanno abbordato la studentessa americana fuori dal locale il Gattopardo di Milano. Da lì la giovane sarebbe stata invitata nell'appartamento del figlio dell'ex attaccante del Livorno dove sarebbe stata violentata e umiliata, come dimostrerebbero cinque video trovati dagli investigatori della Squadra Mobile nei cellulari degli indagati. Durante l'interrogatorio di garanzia i calciatori hanno negato che il rapporto non fosse consenziente, giustificando le frasi pesanti e volgari che si sentono negli audio dei filmati con il clima goliardico della serata. «Con lei scherzavamo e per il fatto che non parlava italiano e ci siamo lasciati andare», dissero al gip.
Ma il tutto si sarebbe svolto con l'accordo della ragazza. Non ci sarebbe stata, insomma, nessuna violenza di gruppo. Di certo il comportamento dei due giovani ha convinto il gup che non ci fossero più esigenze cautelari. La verità la stabilirà il processo, a settembre.
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