Milano Non c'è stato bisogno neppure che aprisse bocca. Appena ha fatto il suo ingresso al teatro Manzoni di Milano, «del quale sono responsabile da 30 anni», Silvio Berlusconi è stato acclamato come una star da un pubblico che gli ha fatto sentire tutto il suo affetto: «Silvio! Silvio! Silvio!». In terza fila c'è Umberto che lo segue sin dalla sua ascesa, in quinta c'è Marzia che non si perde mai una uscita pubblica del suo «Silvio», e poi c'è Sergio che insieme al Cavaliere ha costruito tutti i suoi sogni da imprenditore. Per tanta della gente presente ieri mattina alla presentazione dei candidati consiglieri per Stefano Parisi sindaco, Berlusconi è un idolo intramontabile «senza il quale non avremmo più un punto di riferimento politico in questo Paese».
Proprio da qui, dove tutto iniziò 22 anni fa «quando facemmo la prima riunione per fondare Forza Italia», racconta Berlusconi. «Ventidue anni fa dissi: la libertà viene prima dello Stato, è un diritto fondamentale. È lo Stato che deve essere al servizio dei cittadini, e non il cittadino il servitore dello Stato. L'individuo è sovrano e ha il diritto a realizzare se stesso nel benessere e nella creazione di una famiglia. Non c'è da cambiare una parola di quel discorso. Oggi come allora crediamo nella libertà di pensiero, di tutti i culti, libertà di impresa e di mercato regolata da norme chiare per tutti. Noi crediamo nel rispetto dei più deboli: bambini, anziani, emarginati. Vogliamo un'Italia libera dall'odio di classe, per un futuro di benessere, democrazia e libertà».
Ad ogni frase è un delirio. Il piglio del vecchio leone è sempre lo stesso. E non importa se i sessantenni del '94 oggi viaggino sull'ottantina. Lo spirito e i valori sono sempre quelli di allora. Baci, foto, applausi, grida. Una bandiera di Forza Italia sventola e il Cavaliere ha un sorriso e una stretta di mano per tutti. Accanto a lui Lara Comi e Deborah Bergamini, Paolo Romani e Michela Vittoria Brambilla. Per tutti loro è un mito, per quelli che hanno iniziato con lui la tortuosa strada della politica, e per quelli che si apprestano a farlo adesso. «Berlusconi è la nostra guida moderata. La base fondamentale della nostra cultura è il manifesto del presidente Silvio di ventidue anni fa: un manifesto della libertà popolare, delle aziende e dell'energia positiva della città. È un manifesto che ci permetterà di liberare Milano e l'Italia», ha detto Parisi. Il candidato sindaco del centrosinistra, Giuseppe Sala, sempre più nervoso, annaspa: «I milanesi non hanno più voglia di berlusconismo». Ma l'affetto di ieri al Manzoni da parte della sua Milano dimostra esattamente il contrario.
«Sala è in difficoltà. La verità è che i milanesi non vogliono più questa sinistra. Noi ridaremo dignità alla città e oggi al Manzoni abbiamo dimostrato che Forza Italia c'è e che siamo in tanti a crederci», conclude Mariastella Gelmini.FBos
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