La tassa sugli extra profitti delle società energetiche decisa dal governo entra nel vivo, ma i numeri non tornano. Se da un lato si inizia a capire chi pagherà il conto e chi no, restano ancora molti dubbi sull'impatto della misura che - stando ai primi calcoli avanzati dalle società stesse - difficilmente potrà arrivare ai 4 miliardi stimati dal governo. Secondo un calcolo Arera si può arrivare a quota 2,8. A meno che prenda piede un'ipotesi dell'ultima ora secondo cui, «il provvedimento potrebbe colpire - spiega una fonte - ogni margine, non solo quelli derivanti da maggiori profitti, ma anche quelli derivanti da investimenti o M&A». Supposizioni al momento non confermate, ma che potrebbero decisamente far lievitare il conto e l'impatto sulle società, che ieri tuttavia in Borsa non hanno risentito delle notizie sul prelievo forzoso. Ipotesi che attendono di essere trasformate in numeri con i dettagli normativi del Decreto contro il caro energia approvato venerdì scorso.
Quello che si sa, al momento, è che è prevista una tassa del 10% sugli extra profitti delle imprese energetiche realizzati negli ultimi sei mesi. Ma come si calcolano questi extra? E chi sarà coinvolto?
Il contributo a titolo di prelievo straordinario è a carico dei soggetti che esercitano nel territorio dello Stato l'attività di produzione di energia elettrica; produzione di gas metano o di estrazione di gas naturale; rivendita di energia elettrica, di gas metano e di gas naturale; importazione di energia elettrica, gas naturale o gas metano; produzione e importazione distribuzione e commercio di prodotti petroliferi. Restano quindi esclusi i soggetti regolati che si occupano solo del trasporto e della distribuzione di energia elettrica e di gas: tra i grandi di Piazza Affari si parla di Snam, Terna, Italgas. Quanto ai calcoli, la base imponibile del contributo straordinario riguarda l'incremento del saldo tra le operazioni attive e le operazioni passive, al netto dell'Iva, riferito al periodo dal primo ottobre 2021 al 31 marzo 2022, rispetto al saldo del periodo dal primo ottobre 2020 al 31 marzo 2021. Il contributo si applica nella misura del 10%, ma solo se l'incremento è superiore a 5 milioni. Ed è in parte retroattivo.
Il Decreto dovrebbe diventare operativo entro la settimana, anche se non si escludono correttivi visto che sia il tema della retroattività sia la parziale sovrapposizione con la misura già introdotta su parte delle rinnovabili espone lo Stato al rischio di cause legali (come la Robin Tax insegna).
Tra le società quotate, sarebbero coinvolte Eni, Gas Plus, Saras, Enel, Edison, A2a, Iren, Erg, Falck Renewables, Hera, Acea. Ma di quanto potrebbe essere l'esborso? Se la questione fosse come appare al momento (non dunque su tutti i margini) si tratterebbe di un impatto modesto per le varie aziende.
Equita Sim stima per esempio una base imponibile di circa 70-75 milioni per A2a e di circa 30 milioni per Acea con impatti inferiori ai 10 milioni. Anche per Enel, Iren ed Hera gli impatti sarebbero limitati. Erg potrebbe avere impatti per le produzioni solare, ma ha politiche di vendita a 1-2 anni a prezzi significativamente più bassi rispetto ai prezzi di Borsa (potenziali 4-5 milioni di impatto).
Per Eni, la società guidata da Claudio Descalzi fa sapere che «è presto per definire e fornire importi precisi, tuttavia le nostre stime preliminari più elevate indicano un ammontare pari a qualche centinaia di milioni. Escludiamo in ogni caso qualsiasi impatto sulla nostra politica di remunerazione appena annunciata».
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