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Sull'Ucraina il presidente rischia Pelosi: indagine per impeachment

Continua il braccio di ferro politico. I dem ottengono la trascrizione. Ma il tycoon attacca ancora Biden

Sull'Ucraina il presidente rischia Pelosi: indagine per impeachment

La questione frettolosamente battezzata Ukrainegate somiglia sempre più a un braccio di ferro tra il presidente Donald Trump e il suo più accreditato avversario dem, l'ex vice di Barack Obama Joe Biden. Quest'ultimo insiste perché la trascrizione della conversazione telefonica tra Trump e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky da cui emergerebbe che il numero uno americano avrebbe esercitato sul collega di Kiev indebite pressioni per indurlo a far perseguire legalmente il figlio dello stesso Biden venga resa pubblica, gridando al «colossale abuso di potere» per infangarlo. Non solo. Ieri, nella notte italiana, la speaker della Camera Nancy Pelosi ha convocato la stampa per un annuncio. I Dem, dunque, sono pronti a creare un comitato per l'impeachment del presidente.

Ma Trump reagisce con accuse ancor più pesanti: non sono io a dovermi difendere dall'accusa di comportamenti illeciti, ma Biden, perché è stato lui, quando era ancora vicepresidente, a esercitare pressioni su Kiev per ottenere che il procuratore generale ucraino che si stava occupando di un grave caso di corruzione riguardante suo figlio Hunter venisse rimosso. «Il tutto insiste Trump - con gli stessi metodi che ora vengono rinfacciati a me: condizionare lo sblocco di ingenti aiuti americani alla concessione di favori personali». E giù attacchi pesanti a Biden padre e al figlio: ciò che hanno fatto è una sciagura per il nostro Paese, sono loro i corrotti e sono loro che dovrebbero essere perseguiti. Anche perché Biden insinua Trump progetta di ammorbidire in futuro i rapporti con la Cina per interessi che hanno poco a vedere con quelli nazionali. Poi a sera Trump twitta: «Autorizzo la trascrizione completa».

Ieri, durante una conferenza stampa a margine dei lavori al Palazzo di Vetro, Trump ha risposto alla domanda di un giornalista che gli chiedeva perché avesse minacciato di sospendere aiuti militari all'Ucraina per 400 milioni di dollari, se l'accusa di volere in cambio la persecuzione dei Biden è inconsistente come lui sostiene. «Tratto l'Ucraina come gli altri Paesi alleati ha risposto il presidente sfoggiando dietro l'abbronzatura da lampada la sua classica faccia da poker -: chiedo loro di pagare per il sostegno militare che l'America mette a loro disposizione. Perché dobbiamo pagare sempre noi, e per esempio Paesi ricchi come la Germania non lo fanno se non in minima parte? A tutti i nostri alleati ripeto sempre che questo squilibrio deve finire, e ciò vale anche per l'Ucraina». Giustificazione poco credibile, ma in qualche modo coerente con la strategia di Trump, che mira a distogliere l'attenzione da se stesso per riorientarla sul suo rivale alla corsa alla Casa Bianca del 2020. Il presidente non pare comunque preoccupato della minaccia di impeachment. Corre rischi minimi, mentre se i democratici insisteranno per la sua messa sotto accusa e non la otterranno pagheranno un prezzo.

Trump dovrà però stare attento a non esagerare con Biden: l'eccesso di fango tra i due rivali rischia di favorire l'altra sfidante democratica, Elizabeth Warren.

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