Svezia, minacce dell'Isis al candidato sovranista

"Ritirati o ti decapitiamo e uccidiamo i tuoi figli". Secondo i sondaggi Akesson è al 20%

Svezia, minacce dell'Isis al candidato sovranista

Domani la Svezia sarà chiamata ad eleggere il suo nuovo governo e lui potrebbe essere l'ago della bilancia, ma c'è chi vorrebbe farlo fuori: dalle elezioni e non solo. Jimmie Åkesson, leader populista dei Democratici svedesi, ieri ha infatti denunciato di aver ricevuto minacce di morte da parte dell'Isis. In una lettera resa pubblica dai media svedesi, al 39enne capo del partito xenofobo è stato intimato di ritirarsi prima del fine settimana «altrimenti ti decapiteremo e uccideremo i tuoi figli». Il Säpo, cioè i servizi di intelligence svedesi, hanno confermato di avere aperto un'indagine e hanno assicurano protezione ad Åkesson, che continua a girare il Paese per il rush finale della campagna elettorale.

Gli ultimi sondaggi danno i Democratici in crescita: i più pessimisti li accreditano del 16,3%, quelli più ottimisti del 24,8: comunque una crescita notevole rispetto al 13% del 2014. Destra moderata e sinistra, che si attestano rispettivamente si attestano rispettivamente al 37% e al 40%, ben difficilmente riusciranno a conquistare la maggioranza, e Åkesson si è già detto disponibile a stringere accordi sia con gli uni che con gli altri. A una condizione: avere voce in capitolo sulla politica migratoria.

Sempre secondo i sondaggi il tema prioritario per gli elettori svedesi è lo stato del servizio sanitario nazionale mentre l'immigrazione è solo la terza preoccupazione (praticamente a pari merito con la quarta, l'ambiente), ma il tema tiene banco in tutta Europa - l'altroieri Salvini gli ha dato pubblicamente il suo sostegno - e sul punto i Democratici svedesi hanno le idee chiare: accogliere solo richiedenti asilo provenienti dai Paesi vicini (nel caso, improbabile, di conflitti o guerre) e per il resto chiudere le porte ai profughi.

In uno degli ultimi dibattiti televisivi il socialdemocratico Stefan Löfven si è dovuto difendere per aver aperto le frontiere della a 250mila richiedenti asilo nel 2014 e nel 2015, prima di richiuderle.

Ciononostante, gli osservatori ipotizzano un nuovo governo di minoranza guidato ancora da Löfven ma con una minoranza ancora più debole di quella attuale. E non viene esclusa neppure l'ipotesi di nuove elezioni anticipate, che sarebbero le prime del Paese scandinavo dal 1958 a oggi.

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