"Tagli alle Regioni: da 20 a 12": il Pd si spacca sulla riforma

Serracchiani stoppa il piano fatto proprio dal governo: "Non è assolutamente in agenda"

"Tagli alle Regioni: da 20 a 12": il Pd si spacca sulla riforma

"L’ipotesi di un accorpamento delle Regioni rifiorisce a intervalli più o meno regolari, senza mai tener conto che il Governo non ha in agenda nulla del genere e che lo stesso vale per il Pd". Lo ha affermato la presidente del Friuli Venezia Giulia e vicesegretaria nazionale del partito Debora Serracchiani. "L’assetto delle Regioni non è toccato dalla riforma costituzionale, a cominciare dal disegno dei confini - ha spiegato Serracchiani - e non potrà essere un ordine del giorno a incidere, in un modo oltretutto così pesante, sull’iter e sui tempi che ci siamo dati". "Nel merito dell’ordine del giorno proposto da Raffaele Ranucci - ha aggiunto Serracchiani - va notato che il Governo non l’ha fatto proprio nel testo originario, che conteneva un preciso legame con la legge di revisione costituzionale e un’indicazione massima di dodici per il numero delle Regioni ammissibili. Nella sostanza - precisa - il Governo ha dunque inteso raccogliere, ma senza condizionarlo a vincoli temporali nè a tetti numerici, l’invito a ’considerare l’opportunità di proporrè una forma di razionalizzazione del sistema regionale quale potrebbe essere la riduzione del numero delle Regioni. Chi inoltre ha seguito i lavoro parlamentari sa che, all’esito di questo accoglimento, sono stati ritirati tutti gli emendamenti che avevano ad oggetto iniziative sulle Regioni".

Il progetto di Morassut e Ranucci si basa sugli studi storici della Fondazione Agnelli: 12 macroregioni, che lasciano intatte solo Lombardia, Sicilia e Sardegna. Giovanni Toti, presidente ligure di Forza Italia e consigliere di Berlusconi: "Questo governo di danni ne ha fatti a sufficienza. C’è una furia riformatrice sgangherata, un’entropia pazzesca". Detto questo, Toti è favorevole alle macroregioni: "Ne bastano anche solo 5, quelle dei collegi delle Europee". Le piccole Regioni però sono sul piede di guerra. Come il Molise, del governatore Paolo di Laura Frattura: "Non c’è un no pregiudiziale da parte nostra. Ma non si può smembrare la storia con una matita.

Va bene accomunarci all’Abruzzo, ma non ha senso mandare Campobasso con la Puglia. Consiglio di ascoltare i territori: i confini devono essere legati alla storia e alla cultura". Insomma la strada per la riforma delle Regioni è lunga ed è destinata a sollevare polemiche.

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