Roma - «Un governo populista in Italia ci esporrebbe al rischio di una reazione dei mercati. Credo che la crescita avrà un rallentamento. Siamo usciti dalla crisi, c'è stata una ripresa, ci sarà uno stop credo fra un anno e quindi bisogna stare molto attenti a prevenire gli scossoni negativi che potranno esserci».
Il centrodestra stringe i bulloni dell'alleanza in attesa della stretta decisiva per la formazione del governo. La sensazione è che la partita sia ancora aperta e - al netto dell'improbabile tentativo Pd-Cinquestelle - ci sia ancora margine per la soluzione più naturale, con l'avvio di un governo guidato dalla coalizione che ha preso più voti e può contare sul maggior numero di rappresentanti in Parlamento, ovvero quella di centrodestra.
Su questa linea si schiera anche Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo oltre che candidato premier di Forza Italia. «Il centrodestra era pronto a governare. Si è presentato unito alle elezioni con un solo programma. Quello del centrodestra è un matrimonio indissolubile» dice, intervistato da Barbara D'Urso a Domenica Live.
Quello tra Di Maio e Renzi «mi sembra un avvicinamento molto teorico. Non credo che il matrimonio M5s-Pd possa realizzarsi: si sono azzannati per cinque anni». Poi il giudizio sul cavallo di battaglia assistenzialista dei pentastellati. «Il reddito di cittadinanza incentiva a non lavorare, ai giovani dobbiamo dare dignità, non l'elemosina» dice Tajani, durante il faccia a faccia di Giovanni Minoli, su La7.
Tajani - che annuncia che il prossimo 9 maggio riceverà in Spagna il premio Carlo V e devolverà il premio di 30mila euro in beneficenza ai terremotati del Centro Italia - si sofferma sulla percezione europea della situazione italiana. «Macron e Merkel aspettano di vedere cosa succede in Italia, se ci sarà un governo populista si spaventeranno». Poi torna a bocciare l'uscita dall'euro del nostro Paese. «Si tratterebbe di una scelta sbagliata che arrecherebbe danno alla nostra economia».
Piuttosto «sarebbe utile avere una Italia forte e che conti nei consessi europei. E per fare ciò serve un governo forte e credibile. Gli stessi partner europei auspicano una Italia forte in grado di riequilibrare una Ue a guida franco-tedesca».
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