La Banca centrale europea rispetti i Parlamenti ed eviti conflitti tra le istituzioni, prima di varare un giro di vite sugli sui crediti deteriorati. Il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani torna sulla stretta che la Bce sta preparando sugli Npl ancora in pancia alle banche private, con un messaggio ufficiale e forte. Una lettera al presidente della Bce Mario Draghi.
Nei giorni sorsi sono state rese note le linee guida dell'istituto di Francoforte sulla gestione dei Non performing loans. Una cura fata di svalutazioni automatiche delle sofferenze, anche in presenza di garanzie, tagliando fuori gli stessi istituti di credito nella loro gestione.
Regole che varranno sulle sofferenze maturate a partire dal 2018, ma che hanno già raccolto critiche dal mondo delle imprese e dalle stesse banche. La tesi della Bce è che troppi Npl impediscono alle banche di erogare credito e che quindi sia giusto svalutarle con maggiore severità. La tesi di tutti gli altri è che una stretta di questo tipo metterà di nuovo a rischio la patrimonializzazione degli istituti, in particolare quelli che si sono appena risollevati dalla crisi, e quindi la stessa capacità di finanziare l'economia, se non la loro stabilità.
Nei giorni scorsi Tajani si era già espresso contro le linee guida Bce («il Parlamento europeo non può accettare che siano alcuni burocrati a sostituirsi alle scelte di competenza del Parlamento»). Ieri la lettera del presidente italiano dell'Europarlamento al presidente, sempre italiano, della Banca centrale.
Nella missiva l'esponente di Forza Italia dice di avere compreso come il meccanismo studiato dalla Bce costringerebbe le banche ad aumentare le riserve e ad aggiustare il «Tier 1», cioè il requisito di capitalizzazione previsto dal trattato di Basilea, andando oltre i limiti previsti dalla leggi in vigore.
Tajani assicura di non volere entrare nel merito dell'iniziativa, ma si dice «profondamente preoccupato per il modo in cui è stata intrapresa».
Il cuore della lettera di Tajani alla Bce è quello che riguarda il conflitto tra l'istituzione di Francoforte e parlamenti. «Mi domando seriamente se questi obblighi aggiuntivi, che potrebbero confliggere con le regole in vigore e alterare il quadro legislativo, possano essere imposte alle enti vigilati, senza coinvolgere correttamente gli organismi legislativi». In altre parole, decisioni di questo genere non dovrebbero essere prese senza un coinvolgimento delle istituzioni democratiche.
Alla luce di queste argomentazioni, Tajani chiede a Draghi di «intraprendere tutte le iniziative per assicurare che le prerogative dei parlamenti», come soggetti che concorrono a determinare le leggi su queste materie, «siano debitamente rispettate, in modo da evitare conflitti inter istituzionali su questo tema». La lettera si conclude con un invito alla «cooperazione» su una materia cosi «sensibile».
La lettera è un passo importante perché ufficializza la posizione del vertice dell'Europarlamento e pone una questione non di merito, ma di rispetto delle regole al vertice di un altra istituzione, la Bce.
Nel merito, Tajani aveva già avuto modo di esprimersi, alla Lectio magistralis all'Abi, venerdì scorso.
Il presidente dell'Europarlamento aveva sostenuto che la riduzione dei Npl deve essere realizzata, senza «acuire le difficoltà delle banche». La riduzione non può tenere conto degli sforzi già sostenuti dagli istituiti di credito. La lettera a Draghi pone un problema più profondo, che riguarda la democrazia.
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