Talco cancerogeno Super multa da 65 milioni

Il talco che potrebbe essere costato una vita umana e 72 milioni di dollari. È successo a Saint Louis, Missouri, dove Jaqueline Fox, 62 anni di Birmingham (Alabama) è morta di cancro alle ovaie; al momento della diagnosi, quattro anni fa, la donna aveva citato in giudizio la Johnson&Johnson, multinazionale il cui marchio produce due prodotti che la signora Fox aveva utilizzato, a contatto con le parti intime, per trentacinque anni: Baby Powder e Shower to Shower. Una notizia che drizza le antenne di milioni di persone in tutto il mondo, e che è rimbalzata rapidamente sui social media: il talco che a tutti capita di applicare sulla pelle o a contatto con le mucose potrebbe contenere sostanze altamente cancerogene. La causa da 72 milioni di dollari di risarcimento grava su un colosso la Johnson&Johnson che secondo la corte statale di Saint Louis non aveva avvertito in alcun modo i consumatori che quei prodotti potessero provocare il cancro. Ben sapendolo e, naturalmente, solo per non perdere quote sul mercato. Una battaglia legale all'ultimo sangue che non ha arginato le conseguenze del cancro nella vita di Jaqueline Fox e nel futuro della sua famiglia, ma scuote le fondamenta di un impero e stride con l'immagine rassicurante che la Johnson&Johnson ha costruito attorno a sé in ben un secolo e trent'anni di produzione farmaceutica e dedicata alla cura personale.

Il marchio, infatti, nato nel 1886, è un gigante indiscusso del settore, reso popolare dalle televisioni di tutto il mondo e con una distribuzione in 175 Paesi del mondo. Johnson&Johnson, che conta circa 230 filiali sparse per 57 Stati, ha risposto alla durissima sciabolata del tribunale di Saint Louis respingendo tutte le accuse. SiCam

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