Tasse e concorrenza. In fuga dall'Italia due milioni di visitatori

Prenotazioni estive giù, è la prima volta da 5 anni. Tornano attrattive Tunisia e Mar Rosso

Tasse e concorrenza. In fuga dall'Italia due milioni di visitatori

Il tour operator Thomas Cook, colosso inglese del turismo, ha piazzato la sua scommessa sulla Tunisia: nel 2018 ha operato 17 voli a settimana verso il Paese del maghreb. Per il 2019 prevede di arrivare a 38 collegamenti. Regno Unito, Francia e Germania hanno eliminato l'avviso di Paese a rischio per i propri viaggiatori già nel 2017. In Egitto il governo sbandierava un roseo più 41 per cento degli arrivi, primo vero segnale di ripresa dopo gli anni delle Primavere arabe. E anche gli italiani sono tornati a nuotare nelle acque predilette di Sharm el Sheikh, approfittando delle offerte a prezzi abbordabili.

È una constatazione cinica, ma così come il bilancio pubblico italiano deve molto alle ingegnerie finanziarie della Bce, il bilancio del turismo nazionale ha avuto il suo miglior amico nel jihad e nelle rivolte dei Paesi del Mediterraneo meridionale e orientale. Ora che l'allarme, pur non scomparso, è diventato meno pressante, il vento del turismo cambia dopo aver gonfiato le vele tricolori per anni.

I numeri del rapporto Cst per Assoturismo fanno suonare un campanello d'allarme da non trascurare: per la prima volta da 5 anni le prenotazioni nelle località turistiche del Belpaese hanno il segno meno davanti. Tra giugno ed agosto si prevedono 205 milioni di presenze, pari a due milioni in meno rispetto all'estate del 2018. Il calo medio è dello 0,9 per cento, ma la mappa della mini fuga dall'Italia è differenziata: calano di più i turisti italiani. Centro, Sud e Isole pagano dazio in modo più pesante, perdendo l'1,4% degli ospiti paganti. Il Nord Ovest tiene meglio, ma è pur sempre in territorio negativo, a -0,3 per cento, comunque meglio del -0,7 per cento del Nord Est. Sono dati reali, legati al calo delle prenotazioni segnalato dalle strutture di accoglienza. Numeri che trovano riscontro anche nell'andamento della stagione primaverile che, complice anche il maltempo, non ha regalato sorrisi agli operatori del settore: -1,7 milioni le presenze.

Se la cavano meno peggio le città d'arte, mentre è più forte l'emorragia di turisti nelle località balneari, a conferma che a pesare, oltre al clima inclemente, è anche la concorrenza dei Paesi che fino a qualche anno fa erano considerati ad alto rischio soprattutto per i turisti occidentali. Il ricordo tragico della mattanza sulla spiaggia in Tunisia o degli attentati nei resort sul Mar Rosso è un po' sbiadito.

Esattamente come è successo per il bilancio pubblico, il turismo non pare aver approfittato del momento favorevole per migliorare l'offerta e rendere stabile il trend positivo degli anni passati. Il ritorno della concorrenza era inevitabile e in una certa misura prevedibile. Invece sono aumentati i costi ma non l'offerta. L'Italia, segnala Assoturismo ha una tassazione sui prodotti turistici di 1,5 punti superiore alla media europea. «Bisogna agire con velocità», incalza Vittorio Messina, presidente di Assoturismo Confcommercio, ricordando che «se le clausole di salvaguardia dovessero essere applicate, l'aliquota passerebbe al 12 per cento il prossimo anno e al 13 nel 2021».

In più c'è il peso crescente della tassa di soggiorno. Il via libera dato dai governi di centrosinistra ad aumentarla per i Comuni che già l'avevano e a imporla ex novo per i Comuni esenti ha avuto effetti pesanti. Secondo lo studio Cer-Jfc, il gettito è arrivato a 538 milioni con un incremento del 16,2 per cento che nel 2019 potrebbe raddoppiare.

I turisti in totale pagano 2,6 miliardi di tasse.

Roma da sola incassa 130 milioni di euro. Chissà se lo sanno i visitatori che si aggirano in una capitale coperta di immondizia e con la metropolitana che, dopo aver chiuso le tre fermate del centro, quest'estate andrà a singhiozzo causa lavori.

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