Il teatrino dell'esecutivo in scena pure sul 25 Aprile

Salvini snobba la ricorrenza: «Sarò a Corleone» Di Maio finge indignazione e si scopre antifascista

Il teatrino dell'esecutivo in scena pure sul 25 Aprile

Il gioco è ormai ben collaudato: nell'eterna campagna elettorale dei grillo-leghisti, che non lascia loro il tempo di respirare, figuriamoci di governare, Salvini e Di Maio cercano di coprire tutti i fronti: maggioranza e opposizione, fascisti e partigiani, destra e sinistra.

E così anche la ricorrenza del 25 aprile diventa terreno della loro amichevolissima spartizione: il Cinque Stelle è addetto a presidiare il fronte antifascista, con tanto di strizzata d'occhio alla sinistra e omaggio a quella Comunità ebraica pure molte volte aggredita da esponenti grillini, mentre il leghista si occupa della trincea revisionista, fintamente benaltrista e implicitamente nostalgica. La messa in scena prevede che la diligente divisione dei compiti venga venduta al pubblico come durissimo scontro, condito da reciproci improperi e sbruffonate.

Ecco allora un corrusco Salvini che annuncia provocatoriamente che, nella ricorrenza che celebra la Liberazione dal nazifascismo, lui sarà altrove: «Ho l'intenzione di trascorrere il prossimo 25 aprile con la polizia di Corleone, perché la liberazione che ora serve al Paese è quella dalla mafia. Manteniamo alta l'attenzione sul fronte della sicurezza. Oggi il pericolo per l'Italia e gli italiani è rappresentato soprattutto dall'integralismo islamico e dalla criminalità organizzata».

Il capo leghista (che per una volta, dunque, si occuperà di materie di sua competenza, sia pur in modo simbolico) alza la palla. E Luigino pronto la raccoglie, fingendo di indignarsi: «Leggo che qualcuno oggi arriva persino a negare il 25 aprile, il giorno della Liberazione. Lo trovo grave. Non è alzando le spalle e sbuffando che questo paese cresce», dice meditabondo Di Maio, che presumibilmente conosce la ricorrenza storica solo perché quel giorno faceva vacanza da scuola. Preso l'abbrivio, si lancia: «Al contrario - tuona - cresciamo se diamo forza a certi valori, alla nostra storia. Perché col menefreghismo non si va da nessuna parte». Parole forti, da vero capo partigiano. Di Maio fa sapere che domani, coi ministri Trenta e Buonafede, sarà alla Sinagoga di Roma, a rendere omaggio alla Brigata ebraica. «Bene che lo faccia - chiosa l'ex presidente della Comunità di Roma Riccardo Pacifici - soprattutto se è un modo per dissociarsi dai tanti che, nel suo partito, hanno detto cose assai pesanti su Israele, come il sottosegretario Di Stefano, o lanciato ignobili messaggi antisemiti, come il senatore Lannutti».

Di Maio spiega poi che la Lega (con cui allegramente governa) vuole «il ritorno al Medioevo», mescola il «ripristino della leva obbligatoria», le «contestazioni della legge sull'aborto» e la partecipazione al convegno di Verona per motivare l'accusa e chiude solenne, confondendo il 25 aprile col 2 giugno (del resto, sempre vacanza è): «Non è questione di destra o sinistra, è la festa nazionale della Repubblica italiana». Ironizza dal Pd Emanuele Fiano: «Visto che Di Maio si è improvvisamente scoperto antifascista, vediamo se è in grado di passare dalle parole ai fatti, approvando la nostra proposta di legge sull'apologia di fascismo».

Intanto arriva l'ultimo palleggio di Salvini: «Le polemiche le lascio volentieri ad altri, ognuno passa il 25 aprile come vuole. Io sarò in mezzo alle donne e agli uomini della Polizia di Corleone per ringraziarli del fatto che ogni giorno rischiano la loro vita per liberare la Sicilia e l'Italia dalla mafia». E il teatrino gialloverde continua.

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