La telefonata che fa paura: "Ora colpiamo pure l'Italia?"

Rivelazioni de "l'Espresso": intercettato un giovane che parlava con un esponente dell'Isis negli Stati Uniti

La telefonata che fa paura: "Ora colpiamo pure l'Italia?"

Una pista del terrore americana per un aspirante jihadista di Torino che voleva colpire in Italia è stata rivelata dal settimanale l'Espresso. Per ora non abbiamo ancora subito attentati, ma la «tregua» non scritta potrebbe saltare. L'Italia è un'utile base logistica per i militanti jihadisti e altro ancora. Alcuni investigatori dell'antiterrorismo sono convinti che non ci sono stati attentati «perché siamo la porta d'ingresso in Europa di un grosso flusso migratorio». Un'ondata umana che fa comodo ai terroristi per il pizzo pagato dai trafficanti, l'arrivo di un grande numero di musulmani e la possibilità di infiltrarsi sui barconi. Adesso l'ondata comincia a venir tamponata dall'attivismo italiano nei confronti delle Ong e della Libia. Per assurdo lo stop ai migranti potrebbe farci finire nel mirino del terrore, che fin dall'aprile 2016 aveva annunciato in un video, dopo la strage di Bruxelles, gli attacchi a Londra e Berlino concludendo con l'ultimo obiettivo, Roma e le immagini del Colosseo.

L'Espresso ha rivelato l'esistenza di un'inchiesta americana, che riguarda l'attentato di Manchester e la volontà di un giovane jihadista di Torino di colpire nel nostro Paese. Mouner El Aoual, detto Mido, marocchino di 28 anni, è stato arrestato a Torino quattro mesi fa. «Il 25 febbraio 2016 il ragazzo di Torino - scrive l'Espresso citando gli atti dell'inchiesta Usa - parla con un texano di Dallas. Mido chiede all'americano dell'Isis se, invece di andare a combattere in Siria, è possibile fare qualcosa in Italia, se è arrivato il momento». Il texano è Said Azzam Mohamad Rahim, arrestato il 5 gennaio dall'Fbi. Il marocchino aspirante jihadista in Italia comunica con il reclutatore dell'Isis oltre oceano attraverso il sistema di messaggistica Zello. Entrambi non sanno di essere intercettati. «Mi servirebbero altri tre uomini», precisa Mido, - rivela l'Espresso - perchè così avrebbero «la potenza di 15 persone». La sua idea è di «attaccare con i coltelli». La risposta del texano «non è trascritta».

Il 22 maggio due procuratori americani sono venuti ad interrogare il marocchino dietro le sbarre a Torino. Si sospetta che il texano e uno sceicco della bandiere nere, con Mido sempre in linea, avrebbero dato apertamente il via libera, al contrario dell'Italia, all'attentatore suicida di Manchester.

Nel nostro Paese, per ora, non è accaduto nulla, ma anche la Spagna sembrava esente dagli attentati da tempo. L'Italia non è stata attaccata essendo sempre stato un territorio dove trovare un rifugio temporaneo, documenti falsi o semplicemente zona di passaggio abbastanza sicura. Una parte dell'antiterrorismo è convinta che esiste anche un altro motivo. «Fino ad oggi siamo stati la valvola di sfogo di un grosso flusso migratorio - spiega una fonte del Giornale -. I terroristi hanno prima di tutto un guadagno dal traffico di esseri umani attraverso la Libia grazie al pizzo che i trafficanti pagano dal sud alla costa anche ai resti dell'Isis» fa notare chi combatte la minaccia del terrore. In secondo luogo «la maggioranza dei migranti è di religione islamica. Un rafforzamento silente dei musulmani in Europa e potenziale bacino per fare proselitismo e reclutamento». Non è il motivo più importante ma nei «barconi si può sempre infiltrare qualcuno per farlo arrivare da noi come finto profugo - spiega la fonte -. Anche se in realtà saranno al massimo una dozzina i casi di jihadisti giunti via mare».

Il problema, sotto certi aspetti, è che siamo arrivati giustamente al

giro di vite e alla riduzione, per ora, degli arrivi. Per assurdo se continueremo su questa strada le bandiere nere non avrebbero motivo di continuare a non attaccarci per le sconfitte sul terreno in Libia, Siria e Iraq.

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