La tentazione dei colonnelli: un contratto bis con i grillini

Centinaio ambiguo: «Non chiudo mai la porta...» E a Palazzo continuano i contatti tra le ali governiste

La tentazione dei colonnelli: un contratto bis con i grillini

Nella folle crisi di governo agostana, tra gli svariati scenari su quel che accadrà dopo il 20, se ne apre uno nuovo: un contratto bis tra Lega e M5s per andare avanti con il governo gialloverde. A scatenare i rumors è una dichiarazione del ministro leghista Gianmarco Centinaio, uno della prima linea salviniana: «Noi con i colleghi del M5s ci siamo parlati in aula in queste ore e quello che dicono tanti colleghi parlamentari dei 5 stelle è che piuttosto che andare con il Pd e con Renzi è meglio tornare con la Lega con un nuovo contratto di governo. Io sono quello che non chiude mai le porte fino in fondo...» spiega il ministro dell'Agricoltura. Quindi la Lega potrebbe persino ritirare la mozione di sfiducia a Conte? «In questo momento non la ritiriamo, poi deciderà Matteo Salvini, sarà lui a valutare l'opportunità» aggiunge Centinaio lasciando aperte diverse ipotesi. Se nelle dichiarazioni ufficiali Salvini e Di Maio sono alla guerra aperta, le voci che si rincorrono in Parlamento raccontano di contatti tra Lega e M5s per ricucire lo strappo. A ragionare su questa strada sarebbe l'ala governativa della Lega e, dall'altra parte, il cerchio vicino a Di Maio. Un'alleanza con il Pd significherebbe evidentemente la fine della leadership di Di Maio, che dovrebbe fare un passo indietro per lasciare il posto ad un altro grillino più affine alla sinistra di Zingaretti (i nomi che girano sono quelli d Fico e Di Battista). Una riedizione riveduta e corretta del contratto di governo con la Lega, per quanto rappresenti un testacoda da stuntman, sarebbe l'unico modo per Di Maio e i suoi di restare alla testa del Movimento. Mentre per i leghisti che ora occupano una poltrona di governo, l'unica maniera per mantenerla e non rischiare di finire come parlamentari semplici dell'opposizione, visto che il voto conta al momento una probabilità minore rispetto all'inciucio M5s-Pd. Non a caso un veterano della politica come Gianfranco Rotondi, ex Dc ora in Forza Italia, scommette sulla volontà leghista di mantenere lo status quo, ma si chiede: «A quest'ora non è chiaro se Salvini resta al Viminale per assicurare continuità al governo o agli stipendi della Bestia», riferendosi alla «macchina» per la propaganda sui social del ministro.

Fantapolitica? Di certo nelle ultime ore tra i leghisti sta vacillando la certezza dell'infallibilità del capo, mentre aumenta il dubbio se la tempistica scelta da Salvini per aprire la crisi, e le sue ultime mosse, siano state quelle giuste. A dirlo apertamente è il consigliere più ascoltato del segretario, suo «candidato» al ministero dell'Economia in un futuro governo Salvini, cioè Giancarlo Giorgetti. «Sarebbe stato più facile andare a votare se la crisi di governo si fosse fatta prima» ma «sono le decisioni di un capo, sono responsabilità personali» dice il sottosegretario, facendo capire che Salvini ha deciso così ma lui avrebbe fatto diversamente.

Se tra i suoi colonnelli serpeggiano dubbi, il leader leghista è però deciso ad andare fino in fondo. Prima sfiduciare a Conte (in realtà dovrebbe essere lo stesso premier a dimettersi il giorno in cui sono calendarizzate le sue comunicazioni a Senato e Camera il 20 e 21 agosto) e poi premere perché il Quirinale dia il via libera al voto. «In tantissimi chiedono che non ci siano giochini di palazzo, governi tecnici. La via maestra, democratica, trasparente, lineare, è quella delle elezioni.

No a governi strani, prima si vota, meglio è. Staremo attenti nei prossimi giorni perché non si crei a Roma un'alleanza innaturale, una coppia contro natura tra Renzi e Grillo per riaprire i porti italiani», avverte Salvini.

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