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La tentazione dem: rispolverare "Mare nostrum"

Malumore tra i militari che temono di tornare a essere dei "taxi del mare" come le Ong

La tentazione dem: rispolverare "Mare nostrum"

Da quando il governo Conte bis si è insediato, alla Difesa non si vocifera di altro: con il cambio di passo sui migranti il rischio che l'esecutivo possa rimettere in campo le navi della Marina Militare si fa sempre più concreto. La mente corre al 2013 e 2014, con l'operazione Mare Nostrum e al 2015, sotto al governo Renzi, quando in Italia arrivarono centinaia di migliaia di migranti, recuperati anche dai dispositivi militari su disposizione di quell'esecutivo e dei precedenti. Ma fu un disastro, un'invasione che portò l'Italia a diventare il campo profughi dell'Europa e a far entrare introiti solo nelle casse delle cooperative che gestivano l'accoglienza in nome di una solidarietà trasudante di ipocrisia. Pare che in casa Pd si stia già studiando il piano di impiego delle navi della Marina, che già pattugliano il Mediterraneo, ma che di fatto tornerebbero a fare i taxi del mare, alla stessa stregua delle imbarcazioni Ong. Il fatto è che gli accordi con la Libia sono ben precisi e che finora, almeno fin quando a capo del Viminale c'è stato Matteo Salvini, gli stessi sono stati rispettati, con la garanzia alla Guardia costiera libica di totale gestione della zona Sar di quel Paese. Ma che accadrà col nuovo governo? I timori di alcuni non sembrano infondati alla luce della concessione alla Ocean Viking dell'assegnazione di un porto, per la felicità delle Ong che sono tornate a gioire in barba al Decreto sicurezza bis che, dopo tanto lavoro del precedente esecutivo, sarà letteralmente buttato nel cestino da Pd e 5 stelle, che di quello stesso governo facevano parte. Una contraddizione in termini che non piace a molti militari, letteralmente indignati di fronte alla prospettiva di dover tornare a recuperare centinaia di migranti per portarli in Europa, a fronte di rischi di malattie, straordinari pagati al minimo e turni stressanti. Certo, in silenzio eseguiranno, affidando agli uffici stampa il compito di smentire il malcontento generale, ma la base scalpita e sulle chat già si leggono improperi e malumori.

Ancor più di fronte alla notizia che il neo ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, starebbe per circondarsi di ex pinottiani, gli stessi che ai tempi di Renzi attuarono politiche volte a favorire l'immigrazione di massa.

Della cosa non sarebbero contenti i libici, che tanto hanno lavorato per contrastare il traffico di esseri umani, chiedendo aiuti all'Italia non solo in termini di motovedette e addestramento, ma anche di disincentivazione alle partenze.

A preoccupare ancor di più sono le possibili sanzioni salatissime per i Paesi europei che dovessero rifiutarsi di ricollocare i migranti. E mentre c'è già chi si sfrega le mani pronto a far ripartire il business dell'accoglienza, tanto caro al Pd e ai suoi amici, c'è chi assicura che stavolta le divise non staranno zitte.

D'altronde, l'ex ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, promosse a suo tempo la creazione di sindacati dei militari rendendo, di fatto, lecita la protesta anche tra soldati e marinai.

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