Il terrore viene dal mare L'Italia ora blinda i porti

Settanta militari saranno dislocati a Bari, Brindisi e Taranto. E gli sbarchi continuano

Il terrore viene dal mare L'Italia ora blinda i porti

Bari Il terrore potrebbe venire dal mare, come rivelano le indagini sul massacro di Parigi. E l'Italia si prepara a blindare i porti considerati a rischio. A cominciare da quello di Bari, dove il primo e il 5 agosto passarono il ricercato Abdeslam Salah e un basista del commando che il 13 novembre ha macchiato di sangue innocente la Francia. E così, già nei prossimi giorni un drappello di reparti speciali delle forze armate sarà dislocato negli scali pugliesi. Secondo quanto trapelato da indiscrezioni, si tratta di settanta militari: 35 andranno a Bari, venti a Brindisi e gli altri a Taranto. Tutti saranno impegnati nel rafforzamento dell'apparato di sicurezza in un'area particolarmente delicata, bollente crocevia affacciato su Balcani e Grecia già utilizzato in passato da contrabbandieri, mercanti di armi e trafficanti di umanità, un corridoio che attraverso la Turchia conduce in Medio Oriente. Tutto sommato da qui la Siria non è poi lontana. Ed è ancora più vicina se si ha in tasca un passaporto europeo che consente, o almeno consentiva fino a pochi giorni fa, di scavalcare le frontiere fantasma di Schengen. La decisione di incrementare i controlli è stata varata dal governo dopo l'allerta sugli spostamenti dei foreign fighters, i combattenti europei che potrebbero scegliere la Puglia per raggiungere le terre devastate dall'Isis e poi rientrare in Occidente. Del resto questo è il percorso seguito da Salah, che per andare in Grecia passò da Bari con Ahmed Dahmani, poi arrestato in un albergo di lusso ad Antalya, in Turchia, con l'accusa di aver compiuto un sopralluogo a Parigi poco prima della strage. Sempre a Bari l'11 novembre del 2008 sbarcarono Raphael Gendron e Bassam Ayachi, il primo ingegnere francese convertito all'Islam e l'altro ex imam di Molenbeek, sobborgo di Bruxelles e fucina di terroristi: su un camper custodivano materiale di propaganda della jihad, furono arrestati e da alcune intercettazioni venne fuori che progettavano un attentato a Parigi, ma dopo la condanna in primo grado furono scagionati due volte in appello. Gendron è poi morto combattendo in Siria dove adesso si troverebbe Ayachi, immortalato mentre imbraccia il kalashnikov.

La controversa doppia assoluzione non ha tranquillizzato nessuno. E di certo non ha cancellato i timori attorno al porto di Bari. Tanto che già l'11 ottobre del 2014 il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, al termine di un vertice in prefettura disse senza mezzi termini che si tratta di «una possibile porta di ingresso per aspiranti jihadisti». Parole che hanno trovato conferma in un'inchiesta della Direzione distrettuale antimafia sul passaggio di cinque persone sospette. Da tempo il Sap ha lanciato l'allarme sulla carenza di organico alla polizia di frontiera e il segretario provinciale, John Battista, sottolinea che «i numeri sono persino insufficienti per sostituire il personale in uscita e i pensionamenti». Adesso, a quanto pare il governo corre ai ripari e decide di mettere in campo i militari.

Nel frattempo, le coste siciliane sono ancora martellate dai battelli dei trafficanti di umanità, che lucrano milioni attraverso un esodo a pagamento che pare senza fine: 3500 migranti sono stati soccorsi dalla guardia costiera al largo delle coste libiche e 534 sono stati recuperati a ridosso di Pozzallo, in provincia di Ragusa: erano partiti con un barcone in legno e un gommone, tra loro c'erano numerosi bambini e anche neonati. I tre scafisti sono stati arrestati dalla polizia.

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